domenica 12 ottobre 2014

In attesa del prossimo incontro di ApEC. La gratuità

di
Gianfranco Minati, Presidente AIRS


Nel corso dell’Anteprima dell’Expo della Conoscenza, si è accennato alla necessità di abbandonare l’idea semplificante e rassicurante del rapporto lineare (proporzionale) obbligatorio tra realizzazioni e il loro supporto, ad esempio economico: più si investe e più si otterrebbe.
Occorre distinguere tra progetti, aventi ovviamente obiettivi e finalità, e la gratuità.
I primi hanno un andamento di natura manageriale, sono dipendenti dalle risorse impegnate e dalle condizioni al contorno come sociali, economiche, politiche e organizzative.
Esempi sono grandi progetti di ingegneria come l’alta velocità, la banda larga, dispositivi come aerei e computer, e farmaci.
La gratuità si manifesta in deviazioni tra percorsi equivalenti dal punto di vista delineato prima. Essa si trova cioè tra eventi tutti autorizzati ad accadere perché rispettanti protocolli prestabiliti di un progetto o perché al di fuori di essi.
Ad esempio un docente universitario oppure un ricercatore ricevono benissimo il loro stipendio senza dover obbligatoriamente generare qualche cosa di innovativo…
Nessuno ha sponsorizzato o progettato la Teoria dei Sistemi oppure la Relatività.
Bach non era certo obbligato a realizzare innovazioni musicali straordinarie, per altro ritrovate per caso (ad esempio i concerti Brandeburghesi).
La gratuità si supporta con gli sfridi, i residui opzionali (ad esempio del tempo o delle risorse) del quotidiano ed avviene per motivi puramente personali come la gratificazione, il perseguimento di un’intuizione e un’idea, una vocazione, ecc.
Ecco chi paga la gratuità.
Come sempre le due dimensioni, quella della progettualità e della gratuità, vanno combinate lasciando ai sistemi sociali parti significative di non-proceduralizato in cui possano avvenire eventi significativi gratuiti supportabili eventualmente con condizioni inducenti quali disponibilità di usi di risorse in modo non-prestabilito, interazioni e accessibilità.
Viene da pensare all'esempio di aziende che hanno fondato l’industria dell’elettronica che lasciavano ai propri dipendenti la possibilità di portarsi a casa per il fine settimana alcuni dei dispositivi e attrezzature usati per lavoro. I tecnici potevano così sperimentare creando una fecondissima continuità tra l’attività professionale e quella gratuita personale di cui non dovevano dare conto a nessuno.
Gran parte degli innumerevoli articoli e libri scientifici (e non solo) vengono da gratuità. Sto scrivendo ora per gratuità…
Occorrono approcci manageriali capaci di far avvenire la gratuità, di potenza inaudita, e da solamente indurre, proteggere e non certo pianificare, sponsorizzare o comprare.
Questa gratuità ha lavorato e lavora ancora, qualche volta, nelle piccole imprese.
Vogliamo generalizzarla come risorsa strategica zittita dai progetti e dalle procedure?
Menziono solamente che essa è parallela concettualmente ad approcci usati per la scienza della complessità in cui non si possono dare ordini ai sistemi ma solo indurne la loro evoluzione come in biologia.

Credo sia ora di considerarla anche per l’economia. Ogni genitore la usa per la famiglia ovviamente gratuitamente…

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