martedì 12 agosto 2014

Aspettando il 10 ottobre... Siamo Tutti giocatori di dama?

di
Luciano Martinoli


Una volta padre Nicanor portò al castagno una scacchiera e una scatola di gettoni per invitarlo a giocare a dama, ma Jose Arcadio Buendìa non accettò, affermando che non aveva mai potuto capire il significato di una contesa tra due avversari che erano d'accordo sui principi.
Padre Nicanor, che non aveva mai considerato il gioco della dama da quel punto di vista , non riuscì
più a giocarlo.
da "Cent'anni di Solitudine" di Gabriel Garcìa Màrquez


Tutti i giorni leggiamo o ascoltiamo dai media contese tra "avversari" che avanzano proposte politiche,
economiche, culturali. La contrapposizione, però, a guardarla da vicino, è all'interno di un contesto
comune, un "recinto" di idee accettato da entrambi. Di fatto una partita a "dama".
A cosa può portare questo "gioco"? Ad un contributo a cambiarlo, migliorarlo, inventarne un altro?
No di certo, lo scopo è solo quello di accertare un vincitore e un perdente, fino alla prossima partita.
Se per diletto un simile trastullo può essere accettabile, non lo è affatto quando si tratta di affrontare
la realtà, sia come singoli che, a maggior ragione, come comunità. Non abbiamo bisogno di vincitori o vinti
nel decidere come costruire il nostro futuro, continuando tristemente la stessa vita che non ci soddisfa più (per l'ostinata convinzione che la "dama" sia l'unico gioco giocabile).
Abbiamo bisogno di confrontarci sui "principi" di una nuova modalità, ascoltando le opinioni degli altri alla
ricerca di sorprese, vagando per le conoscenze dell'umanità con lo stesso desiderio, mettendo insieme una sintesi che appaghi tutti perchè ricca del contributo di ognuno.
Ma conosciamo i "principi", oggi identici per moltissimi di noi, sui quali costruiamo le nostre attuali dispute? Ci sono esplicite e note le "regole" all'interno delle quali facciamo le nostre mosse? E una volta esse siano chiare, abbiamo altre "risorse cognitive" sul confronto delle quali costruire nuovi principi?

Il 10 ottobre presenteremo un evento "sociale" che ha proprio questo scopo: l'Expo della conoscenza. La partecipazione e la comprensione delle sue motivazioni genererà la stessa reazione di padre Nicanor nel romanzo di Màrquez. In alternativa continueremo a giocare, in modo sempre più stanco e svogliato, a dama, con gli esiti scontati, e inutili, che già conosciamo.   

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