di
Francesco Zanotti
Leggo stamattina sul Sole 24 Ore uno splendido articolo di Sua Eccellenza Bruno Forte, arcivescovo di Chieti e Vasto dal titolo “A Gerusalemme l’idea di futuro”. E’ un articolo emozionante perché parla di un luogo che unisce, in un modo che nessuna guerra può cancellare, “ i discepoli della Torah, del Vangelo e del Corano”. Mi permetto di aggiungere: figli dello stesso padre Abramo che lasciò la terra di Ur solo dietro la Promessa. Fratelli in quella Promessa che, come dice l’Arcivescovo “risplende nelle pietre di Gerusalemme, bagnate dal sangue di generazioni e generazioni” Questa infinita contraddizione, alla quale la mia generazione neppure ha tentato di dare una seppur parziale sintesi, affascina i giovani. E, aggiungo, richiama la loro responsabilità nel costruire una storia futura diversa.
Ma il suo articolo mi
lascia una grande tristezza. Dice l’Arcivescovo che doveva guidare un
pellegrinaggio di giovani a Gerusalemme, ma gli eventi di questi giorni e la
conseguente pressione delle famiglie l’hanno convinto a desistere.
Eccellenza, mi
permetta di dire: ci doveva andare lo stesso. Chi ha avuto l’idea, ne ha la
responsabilità della realizzazione, proprio davanti all’Altissimo, Autore della
Promessa.
Prima o poi qualcuno
dovrà andare a manifestare in quella terra la forza della Promessa. Si immagini una
grande processione lungo quelle pietre millenarie dove ogni credente esibisce
il simbolo della Fede dell’altro. Ebrei con in mano il Corano, Mussulmani con
la Torah, Cristiani con il Corano … e tutte le combinazioni possibili. Una
manifestazione davanti ai soldati di tutti gli schieramenti, a governanti
blasfemi, chiamandoli ad unirsi alla manifestazione in nome di quella Promessa che,
stupidamente, cercano di interpretare con le armi.
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