di
Francesco Zanotti
Ho letto stamattina tre articoli sul tema della Cultura e sul Senato della Cultura che mi hanno scatenato il sospetto che si parli di qualcosa che sta nascendo vecchio …
Mi spiego.
Gli articoli di riferimento sono i seguenti:
Carlo M. Croce: “Un Senato in dialogo coi saperi”
sulla Domenica del Sole 24 Ore … Ah notate il sapore nobilmente “antico” di “coi”,
al posto di “con i”.
Guido Rossi: “Perché l’ideologia dei numeri non può sostituire la civiltà dei diritti.” Sul Sole 24 Ore.
Intervista di Aldo Cazzullo a Renzo Piano sul
Corriere della Sera
L’articolo di Croce e le risposte di Piano si
basano su di una convinzione nascosta, ma senza la quale le loro proposte
perderebbero di significato.
La convinzione è la seguente: esistono
conoscenze definitive che sono decisive, ma nella disponibilità solo dei Saggi.
Queste conoscenze devono essere rese disponibili alla politica (spesso si cita
il caso Stamina) altrimenti sono guai.
Ecco si tratta di una convinzione sbagliata. Parto
dall'articolo di Rossi che propone una riflessione molto critica sull'uso dei “numeri”
in economia che tira in ballo, forse un po’ giornalisticamente Kurt Godel. Se
volete aggiungere critiche ulteriori alla “digitalizzazione” della conoscenza
economica leggete il capitolo che Amartya Sen ha scritto per il IV volume
della serie “La matematica” di Einaudi “La matematica nelle scienze sociali”
dove sostiene che per le scienze sociali è necessaria un’altra matematica.
Ma poi guardate ogni scienza, compresa la scienza
“regina” (la fisica), e vedrete che tutte sono in una profonda crisi di
crescita, dopo i fasti della scienza classica.
Allora il problema non è rendere disponibili
conoscenze supposte indiscutibili alla politica. La sfida è quella di attivare
un movimento di riflessione profonda sul senso del conoscere, della conoscenza
e della ricerca. La sfida non è più la solita sfida tra ricerca di base e ricerca
applicata. La sfida è quella di attivare una ricerca trasversale,
transdisciplinare di ridiscussione delle diverse aree di conoscenza. La sfida è
quella di far nascere una scienza sistemica che si occupi dell’uomo e dei
sistemi umani.
Il compito di impostare e far vincere al nostro
Paese questa sfida potrebbe essere affidata proprio ad un Senato che sappia
coinvolgere tutta la società (non tutti gli specialisti, ma tutti gli esseri
umani) perché la vita, la felicità e il futuro non sono compiti da affidare a
specialisti.
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