domenica 22 giugno 2014

Ricerca e poesia

di
Francesco Zanotti


Tutti ad invocare la ricerca. Ma ricercare cosa? Da parte di chi?
“Lo sanno gli scienziati”, immagino sia la risposta dei più.
Allora il ruolo di noi tutti, che scienziati non siamo, è solo quello di pagare. E poiché non abbiamo i soldi, ci sentiamo in colpa …
Forse sarebbe meglio guardare altrove. Per altre cose dobbiamo sentirci in colpa.
La parola “Ricerca” è limitata ai sistemi naturali. Ed è una ricerca tecnologica che sopporta malamente la ricerca fondamentale. Una ricerca tecnologica che produce prosa ostica e ci costringe a riprodurre costantemente la società industriale.
Ma noi dobbiamo gestire soprattutto sistemi umani per arrivare a costruire una nuova società.
Allora, occorre una nuova ondata di ricerca sui sistemi umani. Usando, ovviamente anche tutti i modelli, le metafore i linguaggi che sono emersi nella ricerca fondamentale sui sistemi naturali.
Quello che dobbiamo aspettarci, di cui abbiamo bisogno, è una nuova generazione di modelli, metafore e linguaggi che ci permettano una nuova capacità di comprensione dei processi di emergenza dei sistemi umani, per riuscire ad attuare nuove strategie di Governo della sviluppo. Magari questa nuova generazione di modelli, metafore e linguaggi darà un grande contributo anche alla comprensione del mondo naturale. Si sente già il risuonare di “racconti” molto simili in ambiti di conoscenza diversissimi. Rischio una sciocchezza: provate a leggere i “racconti” sul vuoto quantistico e sull'inconscio umano. Non trovate sorprendenti assonanze?
I nuovi racconti che una nuova ondata di ricerca può e deve generare non possiamo delegarli ad una presunta élite di ricercatori. Dobbiamo riassumerne la responsabilità, costi quello che costi. Mi riferisco alla fatica non ai soldi. Tutti dobbiamo costruire la poesia della nuova conoscenza.
Per due ragioni. La prima è che ogni funzione specializzata, sia pure quella della ricerca, a lungo andare, finisce in buche autoreferenziali. La seconda, forse più importante, è che l’inevitabile sperimentazione della nuova conoscenza che riguarda i sistemi umani può avvenire solo nella vita e non nei laboratori.
Il non accettare la responsabilità del costruire una nuova conoscenza sarebbe la nostra colpa più grave.


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