lunedì 26 maggio 2014

Dove è la vittoria? Che senso ha la vittoria?

di
Francesco Zanotti


Il punto di partenza è un articolo di Aldo Cazzullo sul Corriere: "La sconfitta di un sistema”. Poi anche un articolo di Francesco Verderami: “Ora il premier è un uomo solo al comando”.
La sintesi: è stata sconfitta una classe dirigente ed ha vinto un uomo.
Non è una buona notizia.
La ragione è la seguente.
Se non si cambia il sistema di risorse cognitive usato dalla vecchia classe dirigente si continuerà a riproporre (ed aggravare) le dinamiche che hanno generato la crisi. Se si ha in mano un martello, sempre e solo martellate si potranno dare.
Ma Renzi non utilizza un nuovo sistema di risorse cognitive? La risposta è decisamente: no!
Lo dimostra proprio la voglia di vittoria, la convinzione che abbiamo bisogno di eroi “etici” che sconfiggono il drago.
Lo dimostra il fatto che individua le stesse aree di azione degli “sconfitti”. In generale tutti vogliono le riforme istituzionali. In economia tutti vogliono ridurre il costo del lavoro per aumentare la competitività. Sono obiettivi sbagliati? Sono obiettivi solo molto indirettamente utili, nella migliore delle ipotesi.
Il problema è che le nostre imprese devono ricominciare a produrre cassa. Per farlo devono riprogettare il nostro sistema economico. La profondità della riprogettazione viene immediatamente alla mente se si legge l’articolo di Paolo di Stefano sul Corriere a pag. 33 che parla della generazione dei nativi digitali. Ne tenta l’identikit. La cosa che mi ha colpito: “A parte computer e telefonini, non ci sono oggetti di culto il cui possesso è ambito.”. Il nostro sistema di imprese industriali cerca di vendere oggetti che si illude siano ambiti. Se continua con questa convinzione non si riprenderà mai.
Per riprogettare un qualunque sistema, i suoi attori devono usare un nuovo sistema di risorse cognitive. Compito del Governo è fornire questa nuove risorse cognitive.
Chi parla di vittorie e cerca auto realizzazione personale vive in un’altra epoca. Passata. Il suo successo è solo figlio della protesta e sarà effimero perché alla protesta non riuscirà a seguire una azione efficace perché persegue obiettivi irrilevanti: le riforme e la competitività.


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