martedì 12 novembre 2013

I partiti che si spaccano …

di
Francesco Zanotti


Sembra una stranezza, ma è solo normalità sistemica. Se si continua a pensare che un sistema complesso (un Paese) sia governabile solo con un uomo solo al Comando che abbia i poteri per decidere, allora è inevitabile che i partiti si spacchino.
Devo dire meglio. Per vincere le elezioni, quando il sistema elettorale costringe a riunirsi in due gruppi contrapposti, occorre mettere insieme tante diversità. Più tecnicamente: sistemi cognitivi diversi. Essi trovano un programma-compromesso che, inevitabilmente, non può che essere fatto di slogan, di obiettivi retorici, con l’occhio (tutte e due gli occhi) in realtà, alla mediaticità. Ora, queste diversità stanno insieme perché esiste il comune obiettivo della vittoria. Ma quando emerge la vittoria (o la sconfitta) riemergono, insieme, anche le differenze tra sistemi cognitivi. Ci si divide sulle cosa da fare. Le differenze devono essere accentuate per vincere la competizione all'interno dei due schieramenti. E si genera la rottura di schieramenti che riescono a rimanere uniti solo durante la competizione elettorale. Un’ultima chicca: guardate che non ha senso il fondamento di questa idea di governabilità. Non ha senso il parlare di decisioni da attuare. Non c’è nulla da decidere: qui occorre costruire progetti di futuro. Scrivere la storia del futuro che vogliamo. E lo scrivere una storia insieme produce capolavori solo se si nutre di diversità (di sistemi cognitivi diversi) che reciprocamente si arricchiscono.


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