di
Francesco Zanotti
Sembra una stranezza, ma è solo normalità sistemica. Se si continua a
pensare che un sistema complesso (un Paese) sia governabile solo con un uomo
solo al Comando che abbia i poteri per decidere, allora è inevitabile che i
partiti si spacchino.
Devo dire meglio. Per vincere le elezioni, quando il sistema elettorale
costringe a riunirsi in due gruppi contrapposti, occorre mettere insieme tante
diversità. Più tecnicamente: sistemi cognitivi diversi. Essi trovano un
programma-compromesso che, inevitabilmente, non può che essere fatto di slogan,
di obiettivi retorici, con l’occhio (tutte e due gli occhi) in realtà, alla
mediaticità. Ora, queste diversità stanno insieme perché esiste il comune
obiettivo della vittoria. Ma quando emerge la vittoria (o la sconfitta) riemergono,
insieme, anche le differenze tra sistemi cognitivi. Ci si divide sulle cosa da
fare. Le differenze devono essere accentuate per vincere la competizione all'interno
dei due schieramenti. E si genera la rottura di schieramenti che riescono a
rimanere uniti solo durante la competizione elettorale. Un’ultima chicca:
guardate che non ha senso il fondamento di questa idea di governabilità. Non ha
senso il parlare di decisioni da attuare. Non c’è nulla da decidere: qui
occorre costruire progetti di futuro. Scrivere la storia del futuro che
vogliamo. E lo scrivere una storia insieme produce capolavori solo se si nutre
di diversità (di sistemi cognitivi diversi) che reciprocamente si arricchiscono.
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