mercoledì 16 ottobre 2013

Tra cent’anni … Ce lo chiede l’Europa!

di
Francesco Zanotti



Vorrei incontrarti tra cent’anni … Come sarà il mondo tra cent’anni” canta un mio conterraneo lomellino.
Ecco la legge di stabilità fornisce la risposta a Rosalino Cellamare: tra cent’anni le persone avranno uno stipendio tale da permettergli di comprare quello che altri producono. Per ora in attesa, si accontentino, l’anno prossimo (mica ora, l’anno prossimo) di un aumento di circa quindici Euro al mese. Cioè cinquanta centesimi il giorno. Con questo stratosferico aumento le magnifiche sorti e progressive del Leopardi sono alle porte … Ovviamente dall’anno prossimo.
Dio perdona loro perché non sanno quello che … dicono e fanno!”. La scelta di rimandare il benessere tra cent’anni è una sciocchezza, anche vigliacca. Fatta da chi non rischia nulla sulle spalle di chi sta perdendo tutto. Risposta: ma ce lo chiede l’Europa! Sciocchezza al quadrato: l’Europa siamo noi. Se l’Europa ci chiede sciocchezze, allora siamo noi che ci chiediamo sciocchezze. Cioè, dicono a Milano, siamo pirla. Ma sono le leggi dell’economia … Ecco, andiamo di male in peggio nella stupidità: non ci sono leggi dell’economia. Le leggi dell’economia sono quelle che costruiamo noi. In realtà ci chiede di vedere, pensare e fare sciocchezze una casta di burocrati, italiani ed europei, sostanzialmente ignoranti …
Il grande cambiamento che dobbiamo fare è quello di cominciare a credere che non esistono fantasmi, marziani o crisi. Siamo noi che costruiamo il nostro mondo. E lo facciamo usando le conoscenze (me le lasciate chiamare risorse cognitive?) di cui disponiamo. Ignoranza è la parola chiave. Oggi stiamo usando un sistema di risorse cognitive che ci sta chiudendo in un angolo. Soprattutto ci sta chiudendo in un angolo proprio la convinzione che esiste un mondo ostile fuori di noi che hanno costruito marziani, fantasmi o qualche gruppo di grandissimi cattivoni. E’ urgente che la classe dirigente si doti delle conoscenze necessarie a credere che siamo noi che costruiamo il mondo, a vedere i mille Segni di Mondi futuri che stanno sorgendo e che attualmente calpestiamo, a progettare quale di questi mille nuovi mondi possibili realizzare. Come sempre le rivoluzioni necessarie e possibili non sono nelle istituzioni, ma nelle menti e nei cuori. Soprattutto delle classi dirigenti.


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