di
Francesco Zanotti
Scrivevo pochi giorni fa con, non lo nego, un pizzico di speranza della
“passione” con cui Marchionne all’Assemblea di Confindustria Firenze aveva
prefigurato la necessità di un nuovo Rinascimento.
Il pizzico di speranza mi ha spinto a scrivergli per dire quello che
tutti coloro che seguono Balbettanti Poietici hanno letto: come si fa a
generare Rinascimenti.
La risposta è stata relazionalmente ineccepibile: pronta a cortese. Frutto
di una segreteria di grande professionalità. Il contenuto è stato sorprendente:
il tema non è di nostro interesse.
Avrei capito contenuti del tipo: hai sbagliato, hai fatto un discorso puerile.
Il “non ci interessa”, detto di un tema che Marchionne aveva
emozionalmente presentato come chiave, lo capisco meno.
E mi vengono in mente alcune osservazioni.
Amici, il problema non è nella finanza. Il problema è nella retorica.
La nostra classe dirigente è stata educata ad un volto pubblico, fatto
di idealità. E a comportamenti privati che non c’entrano con le idealità. Il
fine giustifica i mezzi, gli interessi degli Azionisti prima di tutto. Il resto
è folklore … forse, ma …
Ecco, giusto agli Azionisti interesserà un articolo apparso oggi sul
Sole 24 Ore a firma di Roberto Da Rin. Riguarda il Brasile Brasile, il miracolo interrotto si intitola. Parla delle crescenti
proteste di piazza e sostiene “La crescita economica […] ha trascinato fuori
dalla miseria 30milioni di brasiliani. Ma ha conferito loro lo status di consumatori,
non di cittadini.”
La mia interpretazione? Signori Azionisti, volete continuare a vendere
nel futuro prodotti da quelle parti? Rimettete insieme idealità e concretezza.
Costruite nuove concretezze che nascono da più profonde idealità … Altrimenti
vi troverete non clienti fuori dai concessionari. Ma una, cento, mille FIOM
dentro le fabbriche.
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