mercoledì 5 giugno 2013

La risposta del Professor Ichino

Riceviamo e con piacere pubblichiamo la risposta del Prof. Andrea Ichino al nostro post Galileo e riforme pubblicato il 30 maggio scorso.

Gentile Dottor Zanotti

Grazie per il suo commento interessante anche se critico. Mi permetto di allegarle un articolo che descrive e discute i presupposti teorici e le implicazioni empiriche del modello di inferenza causale oggi maggiormente diffuso tra gli statistici e gli economisti.  E le segnalo anche i lucidi delle mie lezioni su questo tema, che può trovare qui .

Secondo questo modello, una relazione causale può essere identificata soltanto attraverso la comparazione tra eventi controfattuali: ossia A causa B  se in presenza di A osserviamo B mentre in presenza di NON-A osserviamo NON-B. Poiché però nella realtà e' impossibile osservare eventi controfattuali (ossia e' impossibile osservare sia A che NON-A), l' "arte" della statistica finalizzata a indentificare relazioni causali consiste proprio nel trovare modi per costruire gli eventi controfattuali che nella realtà non possiamo osservare.

Gli esperimenti sono uno dei modi per creare situazioni comparabili ma controfattuali, che consentano l'identificazione di nessi causali. Sono ovviamente possibili schemi diversi di riferimento, ma questo è lo schema che io trovo più  convincente, ed è quello su cui si fonda gran parte dell' analisi biomedica finalizzata a studiare gli effetti delle terapie. Non vedo perché  la stessa logica non possa essere applicata alle scienze sociali, e di questo parla appunto l'articolo allegato.

E'  certamente vero che nel disegnare (male) un esperimento, lo sperimentatore può fare in modo di costruirsi da solo le risposte:  ma se è onesto e disegna bene l' esperimento non sarà così: soprattutto, i dati saranno disponibili per smascherare queste situazioni.  Ed è anche vero che per disegnare un esperimento devo avere una qualche prior: ad esempio che la terapia A (sociale o no) causa l' effetto positivo B. Ma chi avesse una prior diversa, favorevole alla terapia Z potrebbe fare un altro esperimento e potremmo controllare i risultati, invece di discutere a priori se sia meglio A o Z.

In ogni caso l' articolo di Holland allegato, spiega molto meglio di quanto possa fare io i vantaggi di questo modo di pensare l'inferenza causale.

Grazie ancora e cordiali saluti
Andrea Ichino

2 commenti:

  1. Questo è il passaggio in cui le due posizioni entrano in conflitto e appaiano inconciliabile: "E' certamente vero che nel disegnare (male) un esperimento, lo sperimentatore può fare in modo di costruirsi da solo le risposte: ma se è onesto e disegna bene l' esperimento non sarà così: soprattutto, i dati saranno disponibili per smascherare queste situazioni". E' un problema epistemologico ricorrente, accentuato dai modelli educativi delle business school (in cui la parola epistemologia non viene mai pronunciata, e questo dice tutto). Ricordo, a riguardo, l'ultimo articolo di Goshal prima della sua morte, in cui espose con semplicità e chiarezza la sua tesi della doppia ermeneutica. E' chiaro per quale approccio io propenda, e altrettanto chiaro la difficoltà di dialogo con i vari Ichino...ne è prova la scarsa discussione che ha prodotto (tra i big) il documento di Barca.

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  2. Caro Antonio,
    innanzitutto, grazie per il commento. Poi, puoi esplicitare, a beneficio del lettore, il riferimento al documento di Barca?
    Magari in un post che pubblicheremmo con piacere?
    Grazie
    Francesco Zanotti

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