di
Francesco Zanotti
Ieri sera durante il Telegiornale di RAI 1, ho sentito una frase urlata con slancio liberatorio da Bersani “Non siamo tutti uguali”. Per sottolineare la differenza rispetto alla destra. La rivendicazione di una alterità morale profonda che fa degli altri cittadini di serie “C”.
Ovviamente la controparte risponde con una
altrettanta affermazione di alterità etica …
La prima reazione è stata di pietà. Parafrasando: “Signore
perdona loro perché non sanno cosa dicono.”.
Riflettendo meno emozionalmente: curioso che,
proprio la sinistra, che dovrebbe essere paladina della uguaglianza, si liberi quasi con violenza del suo valore di
fondo per rivendicare di essere meglio degli avversari. Affermazione tecnicamente
razzista.
Riflettendo sistemicamente: ecco il problema della
società industriale. Essa si fonda sulla visione classica della scienza che è
profondamente ideologica, visto che cerca ancora una teoria del tutto che
diventa la verità più verità che c’è.
Questa passione per l’ideologia, scambiata per verità, si diffonde, con ancora meno senso, in tutta la società. Fino al
paradosso. Se affermo di disporre di un valore, allora i miei avversari non lo
possono possedere. Il paradosso: usare il
valore dell’uguaglianza per rivendicare una disuguaglianza profonda.
Dobbiamo inventare una nuova forma di marketing? O dobbiamo proprio abolirlo del tutto?
RispondiElimina