giovedì 25 ottobre 2012

Competitività e nulla …


di
Francesco Zanotti

Voglio dire che alla parola “competitività” non si riesce ad associare un significato preciso. Quindi, quando si dice che una certa azione, strategia aumenta la competitività del Paese, non può che scappare da ridere. Come si fa a sapere che adottando una certa strategia, facendo una certa riforma si aumenta una cosa (la competitività) che non si sa cosa sia?
Provo ad essere più esplicito e circostanziato. Un paio di giorni fa Il Sole 24 Ore ha pubblicato una classifica di competitività dei Sistemi Paese. Che l’Italia sia tra gli ultimi non sorprende. Sorprende, però, un'altra cosa …
Tutti sono convinti che aumentare la competitività del Sistema Paese generi crescita. Tutti dichiarano di essere impegnati ad aumentare la competitività del nostro Sistema Paese, così si genererà quella crescita che risolverà la crisi … Giusto? Allora prendiamo i Paesi che crescono di più, questi dovrebbero essere in cima alla classifica di competitività, giusto? Eccerto … come può essere diversamente?
Ecco, invece, è proprio diversamente. Secondo questa classifica, i BRIC, cioè i Paesi che crescono di più, non sono certo ai primi posti in questa scala di competitività, anche se sono tra i Paesi che crescono di più.
Ed allora?
Il problema è che, se si parla di una impresa, si capisce, almeno un po’, cosa sia competitività: il fare prodotti o erogare servizi migliori e meglio dei concorrenti.
Se si parla a livello di Sistema Paese, non lo si dice, forse neanche se ne è consapevoli, ma si intende una cosa completamente diversa. Si parte da un modello ideale di Paese e si confronta tutti i Paesi con questo modello ideale. Quella pubblicata dal Sole non è una classifica di competitività, ma la lavagna dei “buoni” e dei “cattivi”. Ovviamente usando il giudizio soggettivo di chi stila la classifica su cosa sia “buono” o “cattivo”. Ma se si parla di una cosa completamente diversa perché la si chiama competitività? E’ una sciocchezza che porta a ragionamenti ed a politiche altrettanto sciocche.
Detto diversamente, mi sembra che la cosa stia in questi termini. Si parte dal fatto che (almeno all'interno del modello della società industriale), aumentare la competitività delle imprese genera crescita economica. Poi si prende il concetto di competitività, gli si dà un significato completamente diverso, ma si continua ad immaginare che anche aumentando questa nuova “competitività” si genera crescita economica. Si stila, allora una classica di questa nuova competitività e si scopre che essa non ha nulla a che vedere con la crescita dell’attuale economia industriale. Anzi, sembra che valga una proporzionalità inversa: meno si è “competitivi” (lo ripeto: attenendosi a questa seconda definizione di competitività) meno si cresce.
Quindi? Quindi, stiamo imponendo ad un popolo politiche recessive credendo di generare una competitività che genererà, a sua volta, crescita. E ci sbagliamo, profondamente, vittime di una banale confusione semantica.

1 commento:

  1. E' la dimostrazione che gli affari si fanno dove ci sono le condizioni per fare soldi e queste condizioni non sono necessariamente il diritto, la facilità di ottenere l'energia elettrica, ecc. (vedere http://tinyurl.com/cjz749g )

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