di
Francesco
Zanotti
Era l’ingenua canzone di una generazione che ha vissuto la giovinezza sotto l’incubo della Bomba che il 6 agosto di 67 anni fa ha distrutto Hiroshima. Tutti sapevano che da un momento all’altro ne potevano esplodere mille. Definitive. Tutti i sogni di tutte le notti di mezza estate, anche i più dolci, erano intrisi di uno sfondo di crudele paura.
Da almeno vent’anni l’incubo di una pioggia di
Bombe è scomparso. L’abbiamo esorcizzato, almeno a livello globale (dico così
perché nessuno escluda che qualche folle usi la Bomba in qualche conflitto
regionale).
Abbiamo, però, lasciato la nostra missione a metà:
non abbiamo coltivato e distribuito per il mondo fiori …
Voglio dire che siamo responsabili di un mondo che si sta crogiolando in
una crisi economica, sociale,
ambientale, culturale senza precedenti. Allora noi tutti che volevamo mettere i
fiori nei cannoni dobbiamo uscire dalla burocratica prosopopea con la quale
difendiamo identità banali. Quei fiori dobbiamo riuscire a piantarli e a farli
crescere...
E’ l’unico modo di onorare quei morti che mi sembra
degno di noi che cantavamo speranze che, poi, non siamo riusciti a realizzare.
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