di
Francesco Zanotti

Bene, ma allora perché non la usiamo questa scienza? In
particolare la matematica? Se lo facessimo la smetteremmo immediatamente di
assegnare, nel modo in cui stiamo facendo i rating, perché ci accorgeremmo della
auto contraddittorietà del processo!
Brevemente, chi assegna il rating sostiene di fare dei
calcoli affidabili, diciamo “oggettivi”. Questo è possibile solo se usa un
algoritmo “corretto”. E che è questo algoritmo? Dovrebbe essere una funzione suriettiva
(non è iniettiva perché non ci sono valori del rating non usabili) esplicita
(sono specificate le operazioni che contiene) che permette di passare da un
insieme di dati, tendenzialmente molto complesso per rappresentare la realtà,
ad esempio di un Paese, ad un sottoinsieme di una ventina di numeri naturali. Detto
diversamente, si pretende che esista un insieme di calcoli da fare per collegare,
indiscutibilmente, la realtà di un Paese ad un numero naturale scelto all’interno
un insieme del tutto indefinito di una ventina numeri naturali: va bene qualunque
insieme di numeri, l’importante è che siano esattamente tanti quanti i livelli
di rating. Un algoritmo esplicito non può che fare questa cosa: può finire solo
con un numero (razionale). Che, poi, questi numeri naturali vengano etichettati
con insiemi di lettere dell’alfabeto rende ancora più ridicola la cosa. Forse
fumosa …
Ovviamente caratteristica fondamentale di un algoritmo è
che è indifferente a chi lo usa …
Bene, un algoritmo di questo tipo non esiste! Punto e
basta!
Esistono giudizi soggettivi che, a questo punto, è
stupido cercare di ridurre ad un insieme di una ventina di simboli. Allora è il
caso di cominciare a discutere della qualità di questi giudizi soggettivi. Ad
esempio chiedendoci: ma da quale immagine di Paese partono? Dovrebbe essere
una immagine completa e coerente … ma questo tipo di immagine non può esistere …
Mi fermo qui, perché il discorso potrebbe essere lungo. Ma
mi sembra più che sufficiente per piantarla con questi rating …
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