lunedì 13 agosto 2012

ILVA di Taranto: che tristezza la durezza …

di
Francesco Zanotti

Leggo sul Corriere della Sera di oggi una descrizione del carattere del Giudice Anna Patrizia Todisco. Leggo dal Corriere … quindi i miei commenti si riferiranno ai giudizi del Corriere. Non partono da un mio giudizio sull’operato della dott.ssa Todisco che non ho competenza ad esprimere.
Riporto alcune frasi del Corriere della Sera “Patrizia va alla guerra. Sola. Gli articoli del Codice Penale sono i suoi soldati.”. Il Corriere poi riporta i giudizi (ammirati) dei Colleghi: “Rigore giuridico perfetto”. E quello di tanti avvocati: “Una dura oltremisura, rigida che più non si può”.
E’ inutile che continui: il lettore avrà certamente colto il giudizio complessivo dell’articolista (Giusi Fasano) sulla dott.ssa Todisco.
Bene, se il Corriere ha ragione, allora il mio commento è semplicissimo: che tristezza!
Non abbiamo bisogno di eroi duri e puri o meglio: l’essere duri e puri non ha alcun senso scientifico.
Più in dettaglio. Non sto proponendo di sostituire la durezza e la purezza del pensare con compromessi vigliacchi. Sto sostenendo, invece, che la durezza e la purezza giuridiche sono un'illusione scientificamente ingiustificata. Se poi porta anche a conflitti invece che a progresso, la tristezza è davvero infinita.
Sono un’illusione scientificamente ingiustificata per le seguenti ragioni.
Innanzitutto è stato dimostrato che un sistema formale, come un sistema di leggi, è o incompleto o incoerente. Considerarlo un riferimento assoluto è, quindi, un errore epistemologico. E’ anche un errore pensare che non esista l’interpretazione: infatti ogni lettura di un sistema formale è “personale”. Ogni lettura personale introduca un elemento di soggettività. In più: anche la lettura dei fatti è assolutamente personale. Da ultimo: ma il nostro sistema di leggi l’abbiamo costruito noi. Se vediamo che ci porta a costruire situazioni conflittuali e non a costruire un nuovo sviluppo, cambiamolo.

Quindi, “sommando” imperfezioni del sistema formale, soggettività di ogni sua lettura, soggettività nella lettura dei fatti, riconoscimento che le leggi attuali sono contingenti e non rivelazioni divine non porta che ad una conclusione: ogni rigore è del tutto ingiustificato.
Non c’è nessuna guerra da combattere tra il bene ed il male.
Esiste solo l’esigenza di un grande sforzo di progettualità sociale che porti a contemperare le esigenze del lavoro e le esigenze della salute. E’ possibile attivare e concludere positivamente questo sforzo. Vi sono le conoscenze scientifiche e tecnologiche per riuscirci, vi sono le risorse finanziarie, vi possono essere le metodologie di progettualità sociale. E’ possibile, insomma, trovare una soluzione di sviluppo a patto, però, che nessuno vada alla guerra. Per di più considerandola santa.

1 commento:

  1. Riceviamo dal Prof. Gianfranco Minati e pubblichiamo con piacere ...

    Sono assolutamente d'accordo.

    Pensare che la rigidità, sottoprodotto della rigorosità, generi efficacia, verità, robustezza, sostenibilità è una scorciatoia concettuale ormai inaccettabile, come si è rilevato prima di tutto nella scienza.

    A questa stregua il nazismo avrebbe dovuto essere invincibile...

    La semantica non viene gratis: bisogna pensare, proporre, rischiare e prendersi delle responsabilità.

    La capacità di cambiare idea è legata a quella di imparare e creare, non è un sintomo di debolezza!

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