venerdì 22 giugno 2012

Pomigliano: diritti o opportunità?

di
Francesco Zanotti


Se non usciamo dalla logica del conflitto, non solo sprechiamo opportunità, ma anche non riusciremo a garantire i diritti …
Sto evidentemente parlando del caso Pomigliano.
La mia tesi è un po’ particolare, ma potrebbe essere risolutiva del conflitto e capace di avviare sviluppo. Ma sembra che tutti siano più interessati a vivere il confitto e nutrirsi della speranza infantile di vincerlo.

Partiamo dalla competizione nel settore auto. La FIAT deve confrontarsi con i suoi concorrenti sulla produttività. Supponiamo che sia così. Per competere sta immaginando che la produttività sia raggiungibile solo imitando Toyota e il suo “World Class Manufacturing”. Detto più brutalmente: usando la via primitiva della “spremitura”. Non dei limoni, ma delle persone.
Ora è possibile immaginare un sistema di produzione completamente diverso, molto più efficiente ed efficace del mondo Toyota, cercando di capire di cosa “è fatta” esattamente una organizzazione. Un'organizzazione è fatta di una parte formale e di una parte informale. Ora, il metodo Toyota ragiona sostanzialmente solo sull'organizzazione formale. Quando parla di quella informale (considerandone solo la dimensione individuale e non quella collettiva) lo fa con la stessa modalità con la quale parla della organizzazione  formale.
Cercando di capire come “funziona” l’organizzazione informale e come la si può gestire, si potrebbe costruire una organizzazione molto più efficiente ed efficace di quella di Toyota. Se si ragiona sulla organizzazione informale si capisce come il vero guaio siano i rapporti conflittuali. Essi vanno abbandonati e
sostituiti con un coinvolgimento progettuale dei lavoratori. E non perché così si sembra più buoni, ma perché si usa una cultura organizzativa molto più avanzata di quella utilizzata dal concorrente più temibile.
In sintesi, occorre chiedere alla FIAT di aggiornare la sua cultura organizzativa perché, se non lo fa, non solo costringe i lavoratori ad essere conflittuali, ma non riesce neanche a fare l’interesse degli azionisti. E il sindacato dovrebbe chiedere a gran voce che la FIAT cambi la sua organizzazione. Dovrebbero cercare una alleanza con gli azionisti con i quali esiste solo concordanza di interessi.

Ma poi …
In realtà la FIAT non dovrebbe confrontarsi con i concorrenti sul loro stesso terreno: dovrebbe spiazzarli tutti immaginando un nuovo mondo del trasporto individuale. E progettando i veicoli più adatti a questo nuovo mondo. Per riuscirci non può che utilizzare coloro che lavorano per lei come terminali progettuali, immersi nella diversa società del mondo. Terminali attivi che possono intercettare le nuove istanze che stanno nascendo in diverse parti del mondo e concretizzarle nella proposta di un nuovo mondo del trasporto individuale.

Diritti ed opportunità. Se tutto quello che ho detto è vero, allora la strategia più efficace per difendere il diritto al lavoro è il dimostrare che i lavoratori non hanno solo un ruolo esecutivo, ma ne hanno anche uno progettuale. Il che aumenta il loro valore per l’impresa. Diventare opportunità per difendere veramente i diritti.
Ovviamente occorre abbandonare, da parte dei sindacati, la strategia della contro spremitura di quei cattivoni di azionisti che pensano solo ad un aumento a tutti i costi dei profitti. Sono azionisti che non sanno che pesci pigliare di fronte ad una competizione sempre più feroce. Solo il sindacato può indicare loro la via di una nuova alleanza. Se si aspetta che lo facciano i top manager …

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