di
Francesco Zanotti
E’ necessario cambiare il tipo di manufatti che vengono
prodotti, i sistemi produttivi, distributivi e finanziari, le città e le
infrastrutture, le modalità di governo. Ma è altrettanto evidente che non lo
stiamo facendo. Anzi ci stiamo dannando l’anima per conservare la struttura
fondamentale della società industriale. Anche i contestatori si muovono
tranquillamente all’interno della società industriale.
Perché questa mancata risposta alle esigenze di cambiamento
profondo?
La risposta, secondo me, è la seguente: non cambiamo l’infrastruttura
cognitiva della società industriale. Essa è costituita dalla scienza classica. Non
mi addentro in spiegazioni di tipo scientifico-epistemologico. Cerco di
semplificare: la scienza classica è fondata su due aggettivi: “oggettivo” e “logico”.
L’uso ossessivo e diffuso di questi
aggettivi ci costringe ad un pensiero ideologico (la società industriale è l’unica
possibile) ed a prassi conflittuali (le
diverse visioni della società industriale non possono che scontrarsi). Per
riuscire ad immaginare e realizzare una nuova società occorre lasciare la
scienza classica a governare gli ambiti in cui è nata e nei quali ha un grande
successo: i sistemi “meccanici”. Ed applicare agli altri ambiti del reale (i
sistemi umani, dall’impresa alla società tutta) un pensiero di tipo quantistico
che propone la via della costruzione sociale.
Chi volesse approfondire questo discorso è invitato alla
presentazione dell’Expo della Conoscenza che trova annunciata sopra questo post.
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