di Francesco Zanotti
La Domenica mattina (oggi 13 giugno 2010) è un buon momento di riflessione e di proposta. Una lettura dei giornali un po’ più rilassata permette di scoprire dinamiche, costruire connessioni, arrivare a proposte...
Obama (Giuliano Amato sul Sole 24 ore), l’onda nera dei nuovi estremismi (Dario Fertilio sul Corriere), I comitati dei cittadini di Milano (Paola d’Amico ancora sul Corriere) , le crisi si prevedono (Franco Debenedetti, ancora sul Sole) … ma cosa hanno in comune con un teatrino dei pupi di un sonnacchioso ed assolato paesino siciliano degli anni ’50?
Ecco, è proprio in quel paesino che si nasconde il perché Obama non può mantenere le promesse, i nuovi estremismi non possono ed i cittadini non possono che costruire disillusioni e le crisi ci tamburelleranno ancora nei prossimi anni a venire… A meno che non la smettiamo di credere che il televisore si aggiusti a martellate…
Un sonnacchioso paesino siciliano di tanti anni fa ed un puparo che erige quel teatrino dei pupi che, verso sera, radunerà la popolazione davanti ad un spettacolo tradizionalmente affascinante, ma mediaticamente primitivo.
Quali sono gli strumenti che utilizza il puparo? Certamente il martello per montare il teatrino ed aggiustarlo quando inizia a sgangherarsi. Le martellate fissano e raddrizzano. Costruiscono e aggiustano.
Immaginate che a questo burattinaio di tanti anni fa si faccia vedere un televisore appena arrivato dal nord che mostra una immagine sgangherata: tutta inclinata a sinistra. Il nostro burattinaio non ha dubbi. Prende il martello e comincia a menare martellate nella convinzione che lo schermo reagisca come il suo teatrino: se è storto e lo si martella dalla parte giusta, si raddrizza …
Oggi tutti, anche nel più sonnacchioso teatrino siciliano, sanno che non si può aggiustare il televisore con il martello, credendolo il teatrino delle marionette. Non lo si aggiusta, lo si trasforma in stille di vetro.
Torniamo ai giorni nostri ed ai nostri problemi. Obama, gli estremisti, i comitati e gli economisti (che prevedono o non prevedono le crisi) stanno usando il martello. Usano una visione del mondo che non permette loro di cogliere la complessità della società attuale e di disporre di un metodo di gestione di questa complessità. E rimangono ancorati a pensieri ideologici (gli estremisti: solo noi conosciamo la verità) che generano conflitti, a soluzioni “etiche” (basta la buona volontà: Obama e i Comitati) che generano frustrazioni perché, poi, il mondo non è più il teatrino dei pupi; ad atteggiamenti fatali (gli economisti: la crisi viene dalle stelle) che ci bloccano a cercare di prevedere le crisi.
E’ la visione del mondo proposta da una scienza riduzionista che, per comodità espositiva, si può far risalire a Galileo (in realtà, si tratta di un pensiero che ha altri padri, ad esempio: Bacone)che inventato une sintetica ed efficace espressione “sensate esperienze e certe dimostrazioni”. Una visione che, allora, era profetica, ma che poi, quando è stata assolutizzata, ha ideologizzato tutta la società. Tutti noi compresi che ora consideriamo la nostra visione della società come assoluta, il nostro modo di ragionare come l’unico corretto.
Per piantarla di menare martellate, dobbiamo “indossare un nuovo paio di occhiali”, tenendo in tasca quelli di Galileo che, per certe situazioni (quando abbiamo a che fare con teatrini dei pupi), funzionano benissimo.
Con questi nuovi occhiali scopriremo che la prima cosa è dare, invece che parlare, è dotarsi di nuovi occhiali (ed auricolari) per guardare lontano ed ascoltare profondamente. Così gli “altri” diverranno fonti di idee, opportunità, profezie che a noi erano precluse. Poi, impareremo a costruire sintesi, nelle quali tutte le profezie trovino ospitalità e valorizzazione.
Si tratta di costruire processi di creazione sociale di conoscenza e di realtà. Che è quasi il contrario di quella supponenza progettuale di vertice (Obama compreso), che oggi regna nella pianificazione aziendale, come nella politica.
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