domenica 15 marzo 2009
Tutti elettori, tutti candidati
Far emergere coloro che sono ritenuti capaci e che hanno un buon consenso elettorale è la premessa per un potenziale buon risultato elettorale e per un buona azione di governo locale. Questo è il significato profondo della selezione della classe dirigente. Eppure per le recenti primarie del PD abbiamo assistito ad alcuni fenomeni che mostrano una situazione affatto diversa. La presenza di nomi “storici” e storicamente perdenti, un regolamento che affatica il potenziale candidato se non supportato dall'apparato, le consuete dinamiche di accordo e sostegno tra gruppi sia nella raccolta di firme, che poi nel voto successivo, ed infine il potere ultimo lasciato in mano ai vertici del partito di governare quelle che non sono primarie bensì consultazioni.
Una sola proposta ha senso in tutto questo, affinché la semplicità governi i processi, e lasci liberi i cittadini di scegliere i migliori, anche quelli che non vogliono essere considerati tali. Che nelle primarie tutti siano considerati elettori e canditati, senza nessun dovere di presentare liste, firme o altro. Con la possibilità di dimettersi a seguito della selezione: possiamo scegliere, ma non costringere, qualcuno ad avere incarichi politici, o a partecipare ad una competizione elettorale. In questo modo dei nomi emergeranno spontaneamente, senza bisogno che qualcuno li scelga o che qualcuno debba sacrificarsi per riempire una lista semivuota. Del resto governare oggi non è decidere ma capire, orientare, co-ordinare, mettere insieme, trovare la buona soluzione con consenso dei più; tutte azioni che scontri intra gruppo, intra partiti e tra partiti e poi tra istituzioni, non servono a far avvenire.
Un metodo migliore per le primarie e, perché no, anche per le elezioni.
Aleph III
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