di
Francesco Zanotti
Mi sembra questa la sintesi del discorso di fine anno del
Capo dello Stato. Accettiamo l’esortazione, ma domani mattina quando
riprendiamo il lavoro, cosa significa questo operativamente? Quali conoscenze
dovremmo apprendere e quali nuovi comportamenti dovremmo mettere in atto? Ce lo
dovremo scoprire da soli. Ma così rischiamo di convincerci che dopo tutto sono
gli altri che non fanno i buoni … E che devono cambiare le loro conoscenze e i
loro comportamenti.
La frase è attribuita a San
Filippo Neri. Ma è anche una canzone di Angelo Branduardi (1983) e un film italiano
di quello stesso anno.
La frase risuona in ogni
pulpito di ogni parrocchia, come in ogni convegno di partito.
Ma, allora, se tutti
vogliono essere buoni perché poi non lo siamo? E che non lo siamo lo dicono tutti
guai nei quali siamo immersi.
La risposta è semplice. Stiamo
vivendo una società che sta diventano sempre più solo una ecologia di crisi. Il
problema è che, da un lato, cerchiamo di farla sopravvivere con le unghie e con
i denti. E, dall’altro, quando immaginiamo cosa fare d’altro, non abbiamo la
stessa visione di cosa è bene e giusto
Quindi? Cosa avrei detto io
invece di una esortazione a fare i buoni?
Che la nostra è una crisi di
senso: stanno perdendo di senso economie e strutture della società industriale.
Che da una crisi di senso si esce progettando una nuova società. Per riuscirci occorre usare nuove risorse
cognitive.
Sono nuove conoscenze per una
nuova ed intensa progettualità sociale (di tutti insieme) che fanno gli uomini buoni. Fanno costruire loro un
nuovo bene comune.
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