di
Francesco Zanotti

Ogni giovedì troverete allegato al Sole 24 Ore un
volumetto della serie “Lezioni di Futuro”. Ovviamente si tratta di una lodevolissima
iniziativa.
Noi proveremo a dare il nostro contributo di
idee, approfondimenti. Niente di sistematico, ma speriamo quasi tutto di
intrigante.
Forse qualche commento avrà la parvenza della
critica. Ma è colpa del male della mia generazione. Siamo stati contagiati dal
virus della contestazione: capiteci e perdonateci. E non buttate le idee perché
sono appesantite dal sapore della critica.
Innanzitutto un commento generale sulla collana: io propongo di cambiare in molti
casi la forma comune dei sottotitoli: “come funziona”. Per molti tipi di
sistemi la metafora fondamentale non dovrebbe essere il “funzionamento”, ma l’ “evoluzione”.
Ad esempio: “come funzionano i geni” andrebbe sostituito con “come evolve il
sistema dei geni”. Intendendo: “come evolve all’interno del corpo umano e nelle
relazioni con l’ambiente esterno”.
E veniamo al primo volumetto sulla robotica. Serio e professionale,
opportunamente orientato a informare esaurientemente e a de-emotivizzare il
tema con ombre poco scientifiche come la “guerra tra umani e robot” spiegando la
profonda differenza tra il funzionamento di una mente artificiale e la vita
evolutiva di una mente naturale.
Propongo, però, qualche tema che affronterei
(magari in connessione con il tema dell’intelligenza artificiale) che non è stato
affrontato, ma sarebbe necessario farlo.
Innanzitutto, penso che occorra cambiare alcune delle
parole chiave in uso. Ad esempio la parola “apprendimento”. Il processo di “apprendimento” di una macchina è
ben definito: si sa esattamente in cosa consista. Il processo di apprendimento
di un uomo è cosa radicalmente diversa e non sappiamo esattamente in cosa
consista. Allora se usiamo la stessa parola per indicare due processi che sono
radicalmente diversi, certamente generiamo confusione. Io non userei la parola “apprendimento”
per le macchine.
Poi credo che occorra anche riflettere sul
processo decisionale. In questo caso, penso sia corretto fare il contrario. Penso
sia corretto usare l’espressione “presa di decisione” per quanto riguarda un
robot (più generalmente, per una macchina di Turing). Ma non penso sia corretto
usarla per un essere umano. Un essere umano non prende decisioni costruisce
continuamente storie e mondi.
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