mercoledì 4 novembre 2015

Le imprese sviluppino una proposta di Progetto di sviluppo economico per l’Italia

di
Francesco Zanotti

Non ci serve nessuna stabilità. Se le parole hanno ancora un senso stabilità è l’esatto contrario di sviluppo. Se un sistema è stabile, per definizione, non si sviluppa. E neanche ha senso dire che la stabilità è una precondizione per costruire sviluppo. La ricerca della stabilità frena lo sviluppo che, ancora una volta per definizione, è generato da discontinuità.
Allora perseguiamo uno sviluppo alto e forte.
Comincio con questo una serie di post che cercano di indicare un percorso per costruire un Progetto di sviluppo, per il momento “ufficialmente” solo economico (ma si vedrà subito che non potrà essere solo economico), del nostro Paese.
I primi attori che si devo assumere l’onere di costruire una prima proposta di Progetto di Sviluppo sono le imprese. E più sono grandi, più la responsabilità della proposta è forte. Si parla tanto di responsabilità sociale ma si dimentica che la prima responsabilità è proprio quella di progettare un nuovo sviluppo. Che ovviamente non significa una crescita del Pil attraverso l’economia attuale.

Alle imprese mi permetto di porre domande progettuali.
Inizio dalle imprese che producono “beni di consumo individuale”: quale modello di “felicità” proponete? I vostri prodotti avranno tanto più successo quanto più contribuiranno allo sviluppo della felicità delle persone. Ma perché questo accada, occorre che abbiate chiaro in cosa consisterà la felicità per l’uomo del futuro.
Ad esempio, pensando al prodotto di uso individuale tipico della società industriale, l’automobile, a quale modello di trasporto individuale vi ispirate per progettare i nuovi modelli?

Ah avete visto che ho iniziato a cambiare la parole? Non ho usato l’espressione “beni di consumo individuale”, ma “beni di utilizzo individuale”. Forse è un bene di consumo la mortadella perché la si mangia. E forse neanche per la mortadella va bene “consumo”. La mortadella la si gusta, nutre etc. Certamente per l’auto va bene la parola consumo. Essa deve consumarsi il meno possibile, deve durare il più possibile.

Osservazioni marginali? No! Provate a considerare l’auto un bene di utilizzo individuale. Diverrà più naturale porsi la domanda generale, ma che se ne farà la gente dell’auto nel futuro? Quale modello di trasporto individuale proponete voi costruttori di auto nelle diverse contrade del mondo?


Nessun commento:

Posta un commento