di
Luciano Martinoli
Non di rado si sente usare questo termine per indicare qualcosa, o qualcuno, di ingombrante, goffo, grosso se pur non ben definito. Ma cosa è esattamente un "sarchiapone"? La domanda corretta però sarebbe "chi" era Sarchiapone. Infatti egli nasce come personaggio apparso per la prima volta nel Cunto de li Cunti overo lo trattenimiento de peccerielle, di Giambattista Basile, una raccolta di 50 fiabe in lingua napoletana edite fra il 1634 e il 1636 a Napoli. L'opera è nota anche col titolo di Pentamerone (cinque giornate) in quanto 10 narratrici si susseguono nella narrazione in uno schema usuale all'epoca che richiama il Decamerone di Boccaccio.
Il nostro eroe compare nel racconto Peruonto come protagonista in quanto definito "Lo chiù granne sarchiopio e lo chiù sollenne sarchiapone c'avesse creiato la natura".
Da allora si intende per Sarchiapone, almeno nel dialetto napoletano, un uomo grosso e grasso, bietolone e melenso, nonché lo stupido, ma più esattamente, con riferimento all'aspetto fisico, un tipo basso e storto. Da qui la trasposizione ad oggetti con simili caratteristiche è stato quasi naturale.
A proposito de lu Cunto pochi sanno che alcune delle più belle fiabe del mondo, da Cenerentola al Gatto con gli stivali, un po’ prima di finire dentro i libri di Perrault e Grimm, dove tutti le scoprimmo da bambini, erano giunte all'orecchio del Basile, che all'inizio del Seicento le acciuffò e inguainò nella sua lingua, infilandole in questo libro che fu definito da Croce il «più bel libro italiano barocco» e da Italo Calvino «il sogno d’un deforme Shakespeare partenopeo». Ancora oggi, infatti, questo libro straordinario, insieme regale e cencioso, gentile e brutale, fastoso e plebeo, resta un capolavoro sconosciuto in Italia ma molto noto all'estero anche per i riconoscimenti dei favolieri, Perrault, Grimm e altri, che non mancavano di citarlo all'inizio delle loro opere.
Il nostro eroe però continua la sua presenza nelle arti popolari di Napoli apparendo nel 1698 nella Cantata dei Pastori di Andrea Perrucci, drammaturgo gesuita tra i primi napoletani a dedicarsi allo sviluppo della commedia dell'arte. Si tratta di un dramma sacro che rappresenta la nascita di Gesù tra personaggi del Seicento napoletano tra cui Razzullo, scrivano ignorante inviato per il censimento, e, appunto, Sarchiapone. L'opera ebbe un grande e duraturo successo tanto che si è inserita nelle tradizioni natalizie partenopee venendo rappresentata ancora oggi a Napoli e dintorni. Ciò ha contribuito al perdurare nella memoria collettiva popolare di Sarchiapone.
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