mercoledì 28 aprile 2010

La conoscenza a fondamento della moneta

Su Il Sole 24 Ore di oggi 28 Aprile 2010 è uscito un articolo, che non esito a definire sconvolgente, a firma di Martin Wolf.
Perché sconvolgente? Perché, in buona sostanza, dice che tra le diverse proposte di riforma fino ad oggi avanzate, per stabilizzare i mercati finanziari non ce n’è una che giudichi sufficiente. Cioè, siamo a perenne rischio di crisi finanziaria globale.
Il mio primo pensiero è andato al pezzo che ho postato ieri: non solo riformare non basta, ma non riusciremo neanche a riformare seriamente.
E, poi, mi sento in dovere di avanzare una proposta. Credo che sia dovere di tutti studiare il problema e avanzare proposte senza attendere vaticini degli “esperti”, verificato che, per dichiarazione degli stessi esperti, i loro vaticini sono almeno traballanti. Così tanto da non meritare il nome di vaticini, ma solo quello di auto rappresentazioni.
La proposta? Banale, facile a dirsi, come il classico uovo di Colombo: dobbiamo dare valore alla conoscenza. Ok, detta così sembra una banalità. Allora la rendo più esplicita. Oggi si dichiara che è possibile battere moneta, sostanzialmente sulle cose prodotte. Quindi, possiamo battere nuova moneta quando si producono nuove cose. Se battiamo moneta senza un corrispettivo di cose, allora la singola banconota vale meno. Si genera, insomma, un’inflazione di monete (o carta moneta). Ora, occorre dire che, innanzitutto, diciamo così, ma, poi, in realtà qualche monetuncola in più di quello che permetterebbe la produzione la battiamo. E, con onestà, dobbiamo ammettere che non accade nulla.
Occorre, poi, notare che se rimaniamo ancorati a questa visione saremo destinati a diminuire la moneta in circolazione perché alla quantità di beni prodotti dovrà calare, sia a causa della scarsità di materie prime ed energia, sia a causa di grandi cambiamenti nelle esigenze delle persone.
Basandomi su questi richiami, riesco a dettagliare la mia proposta. E’ necessario iniziare a battere moneta non sulle cose, ma sulla quantità e sulla qualità della conoscenza prodotta. In questo modo stimoleremo la produzione di nuova conoscenza, invece di speculazione.
Non riesco a dettagliare in questo post la mia proposta. Ma propongo solo una suggestione. Oggi noi diciamo che la vera ricchezza dell’Italia è il suo patrimonio artistico. Cioè riconosciamo che il suo vero patrimonio e la conoscenza prodotta nel passato. Cosa vi è di cosi disdicevole nel cercare di stimolare ogni persona a generare nuovi patrimoni di una conoscenza che venga riconosciuta come opera d’arte?

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