Sono passati circa tre anni da quando i primi balbettii poietici hanno iniziato a diffondersi nella blogosfera...e, da lì, di strada, di tempo, di discussione in discussione, siamo all'oggi... ma sopratutto siamo al domani. Passato, presente e futuro si toccano.
Iniziamo tra pochi giorni a parlare pubblicamente, speranzosi che altre onde si uniscano a costruire un arcipelago...(metafora che capirete leggendo il libro - o partecipando alla presentazione).
Aiutateci in particolare a coinvolgere il mondo della scienza e dell'accademia, a cui chiediamo di confrontarsi fuori dallo specialismo, per far si che il bene pubblico della conoscenza che gli è stato affidato, sia la benzina del nuovo motore, il software che stiamo cercando, e poi i giovani.... a loro spetta un pezzo più lungo di futuro.
Seguite il link su facebook, troverete i dettagli del'evento di presentazione... e potrete iscrivervi alla fan page (ed al gruppo) per seguire tutte le attività... ed essere autori del futuro
Aleph III
mercoledì 28 aprile 2010
La conoscenza a fondamento della moneta
Su Il Sole 24 Ore di oggi 28 Aprile 2010 è uscito un articolo, che non esito a definire sconvolgente, a firma di Martin Wolf.
Occorre, poi, notare che se rimaniamo ancorati a questa visione saremo destinati a diminuire la moneta in circolazione perché alla quantità di beni prodotti dovrà calare, sia a causa della scarsità di materie prime ed energia, sia a causa di grandi cambiamenti nelle esigenze delle persone.
Non riesco a dettagliare in questo post la mia proposta. Ma propongo solo una suggestione. Oggi noi diciamo che la vera ricchezza dell’Italia è il suo patrimonio artistico. Cioè riconosciamo che il suo vero patrimonio e la conoscenza prodotta nel passato. Cosa vi è di cosi disdicevole nel cercare di stimolare ogni persona a generare nuovi patrimoni di una conoscenza che venga riconosciuta come opera d’arte?
martedì 27 aprile 2010
Riforme o una nuova imprenditorialità aumentata?
Sul Sole 24 ore di oggi 27 Aprile 2010 è uscito un articolo a firma di Guido Tabellini e Giorgio Barba Navaretti che sostiene tesi molto chiare e … quasi opposte a quella che proponiamo da tempo in questo blog.
lunedì 19 aprile 2010
Stille di una nuova società
Costruire una nuova società… E’ un’ambizione che può sembrare velleitaria. Ma, in realtà, essa è profondamente rivoluzionaria. Allora, occorre liberarla dal rischio della velleitarietà e descriverne tutta la complessità e la ricchezza.
Può sembrare velleitaria perché, troppo spesso, è stata usata da chi ha rincorso utopie irrealizzabili e del tutto soggettive. Quasi utopie finalizzate a superare disagi psicologici e relazionali personali.
Ma, invece, è un’ambizione rivoluzionaria perché, da un lato, si contrappone alla deriva fatalista attuale: le crisi, come eventi incontrollabili quasi buttati sul cammino dell' umanità da un Fato imperscrutabile, ma capriccioso o addirittura da una Natura matrigna.
E, dall’altro, è rivoluzionaria, quando si prova a specificare cosa significa costruire una nuova società.
Costruire una nuova società significa attuare cambiamenti profondi nelle identità degli attori personali e organizzativi che costituiscono la società attuale. Voglio citare, senza pretesa di completezza e di profezia, ma come esigenza, le prime luminescenze di un sogno che inizia ad apparire. In alcuni frammenti sarà un sogno più definito, altri saranno meno chiari
Ma voglio provare a raccontarlo, perché anche solo il raccontarlo lo aiuta a formarsi più compiutamente. Forse riuscirà anche a stimolare mille profeti e poeti che sapranno scrivere storie di futuro, molto più importanti.
martedì 13 aprile 2010
Un Expo della Conoscenza per fare emergere una nuova società
Agli inizi dell’anno del Signore 2010, dell’anno 5770 del calendario ebraico, dell’anno 1431 del calendario mussulmano, dell’anno 2554 del calendario buddhista, dell’anno 4706 del calendario cinese… tutto il mondo, appiattendo tutte quelle differenti ricchezze che producono calendari così diversi, ripete ossessivamente una sola “ideologia”.
“Una crisi è esplosa nel mondo della finanza ed è stata causata da disfunzioni (malfunzionamenti) dei mercati finanziari, aggravati da comportamenti discutibili di troppi finanzieri. Questa crisi, se non si interviene tempestivamente, rischia di risuonare in tutta la società con echi devastanti. Intervenire significa eliminare i malfunzionamenti dei mercati finanziari e iniettare nel mondo della finanza una buona dose di etica. Se si fa tutto questo, si riuscirà a continuare il cammino di sviluppo interrotto.”
Si ripete ossessivamente questa ideologia attraverso tutti i media, ma a me sembra una cantilena retorica e stonata.
Io credo che la crisi finanziaria sia stata solo un classico “piovere sul bagnato”. Ma poiché è stato uno scrosciare intenso ed improvviso, ci siamo dimenticati che stavamo già ben bene impantanati …
Infatti, non una, ma mille altre crisi, stanno affliggendo da tempo l’uomo (tutti gli uomini della terra senza distinzione di sesso, età, religione, origine e quant’altro) e la natura.
Siamo immersi in una ecologia di tante crisi che si sovrappongono, intrecciano, si aggravano reciprocamente. Esse generano un disagio (materiale ed esistenziale) profondo e crescente sia nell’uomo che nella natura.
Il disagio profondo c’era prima della crisi finanziaria. Essa l’ha certamente aggravato. Oggi, quando la crisi finanziaria sembra attenuarsi, questo disagio si guarda bene dallo scomparire, ma continua a crescere, giorno dopo giorno.