di
Francesco Zanotti
E rifletteva sul mistero della storia passata. Sui nostri giorni che sono stati il culmine di una grande civiltà. Rifletteva sulle poche vestigia della storia passata che erano rimaste. Soprattutto, pensava ai brandelli della cultura passata che erano sopravvissuti. Erano quasi soltanto nomi: di grandi teorie scientifiche, di grandi libri sacri, di grandi opere d’arte, di grandi uomini.
La sua era una generazione che era rimasta solo con nomi che risuonavano meraviglie, ma queste meraviglie erano disperse. Una generazione senza passato che doveva ricominciare il cammino della storia che le generazioni precedenti avevano distrutto. Come se, dopo aver raggiunto grandi traguardi, poi niente fosse stato passato alle nuove generazioni …
Gli storici, gli scienziati e i narratori di quel tempo si erano uniti in una alleanza inedita per ricostruire il passato. Ma lo sforzo era ancora agli inizi.
Aleph V così pensava e, piano piano, si avvicino alla grade apertura della sua abitazione che era una grotta, una parete aperta al mondo perché letteralmente fatta di nulla …
Noi classe dirigente del 2011 … Siamo la prima classe dirigente che rifiuta la conoscenza e che certamente non la potrà perpetuare. Figuriamoci farla progredire … Siamo la classe dirigente che costruirà il mondo dove Aleph V piangerà un passato che non ha voluto nutrire il futuro.
Leggendo questa storia mi chiedevo se il rifiuto della conoscenza ci porterà davvero alla distruzione? Ho sempre pensato che ogni equilibrio si rompe solo per crearne uno superiore. Per questo non mi piacciono i "sad ending", i film apocalittici, le teorie sul 2012, il disfattismo.. Questa storia fa riflettere, ma lascia l'amaro in bocca. Preferisco le storie che ci facciano sorridere, pensare che niente è sbagliato e tutto è possibile, immaginare mondi nuovi, magici e sorprendenti..ma è solo una questione di gusti?
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