di
Francesco Zanotti
La precarietà certamente genera insicurezza, paura. Anche se, ovviamente, non in tutti. Occorre dire che c’è chi non accetterebbe nulla di diverso dalla precarietà. C’è chi non ha nessuna voglia di legare il proprio futuro ad una sola impresa. Che considera se stesso la propria impresa. Ma questo desiderio di libertà imprenditoriale non può diventare “obbligatorio”. Occorre, ovviamente, costruire posti di lavoro stabili per tutti coloro che, invece, sentono la precarietà come un limite alla propria autorealizzazione.
Per tutti costoro, scrivo il presente post. Ed avanzo una proposta: dobbiamo spostare l’attenzione dal posto di lavoro all’economia. E’ l’economia che è precaria. La precarietà del posto di lavoro è solo una conseguenza della precarietà dell’economia. Il lettore non pensi che sto cercando di difendere la precarietà. Sto cercando una stabilità (per coloro che la desiderano) vera e non finta e insostenibile. Cercando una stabilità vera, metterò sul banco degli imputati gli imprenditori (non solo economici, ma sociali, politici, istituzionali, culturali) non perché sono egoisti (vogliono guadagnare troppo alle spalle dei precari). Ma perché non innovano questa economia e questa società. Facendo un danno, innanzitutto, a loro stessi e, poi, a tutti coloro che vedono loro come garanti della stabilità.