giovedì 27 maggio 2010

Provo a rispondere ... e rimando a ...


E’ molto difficile rispondere esaurientemente all’incalzare del Sig. G… Ma ci provo.

Oggi, i cittadini si attendono proposte sulle quali scegliere. E si attendono che coloro che si affacciano alla vita pubblica abbiano queste proposte.
Bene, ma di quali proposte si può trattare? Vi possono essere proposte di contenuto. Del tipo: secondo noi., il sistema industriale italiano deve evolvere in questo modo, del sistema finanziario deve accadere così e così, le riforme istituzionali devono essere queste e quelle, etc. Proposte concretamente di contenuto di fronte alla quali scegliere.

Ecco, io credo che questo metodo non funzioni. Non permetta di costruire strade di sviluppo non solo condivise, ma emozionanti, sulle quali costruire una emozionante storia esistenziale. Porta a costruire percorsi di compromesso, sempre più difficili da costruire e sempre più banali. Porta al presente incartamento economico, sociale, politico, istituzionale e culturale.

Credo che funzioni un altro metodo. Ed è il seguente. Chi vuole fare politica, come noi, deve fornire stimoli e strumenti progettuali. Gli stimoli che abbiamo fornito sono le domande di cui sopra. Gli strumenti progettuali sono i modelli e le metafore della complessità e le metodologie per utilizzarli. Ed abbiamo cominciato a descriverli nel nostro libro, che è possibile scaricare dal sito.
Poi, deve farsi carico di sintetizzare le risposte che ci arrivano da coloro che ci vorranno aiutare, facendo in modo che ogni contributo non sia minimamente variato, ma chi l’ha proposto trovi nella sintesi che andremo a disporre una valorizzazione molto più completa di quella che riteneva possibile.

Faccio un esempio. Consideriamo una delle domande proposte da Aleph III: cosa è possibile fare di fronte al fatto che stiamo assistendo ad una competizione che sta diventando sempre più di prezzo ed una competizione di prezzo distrugge la capacità di produrre valore di ogni impresa? Per provare a rispondere a questa domanda, occorre capire come nasce e cresce la competizione. Solo la teoria dei sistemi autopoietici può aiutarci. La stessa teoria ci può suggerire cosa fare per evitare che la competizione degeneri in questo modo. Allora, la nostra proposta è che non solo le classi dirigenti politiche, ma tutti (dagli imprenditori ai lavoratori) accettino di guardare al fenomeno della competizione con gli “occhiali” dei sistemi autopoietici.

Io ho certamente un'idea di come fare. Ma credo che, se provassi a parlare di questa idea a chi non condivide questa visione della competizione, sarebbe tempo perso. Anzi, bloccherebbe ogni dialogo. Allora credo sia necessario iniziare ad invitare tutti a riflettere su questo tema. Magari trovano una soluzione anche senza passare dalla teoria dei sistemi auto poietici.

Questo blog è destinato ad avviare sforzi progettuali di questo tipo. Per riuscirci abbiamo pensato, innanzitutto, di sintetizzare quelle che ci sembrano le domande chiave alle quali costruire una risposta. Poi, di rendere disponibile il libro che è scaricabile in rete. Poi, di mettere in campo una serie di iniziative, opportunamente descritte nel libro: serate tematiche, presentazioni a diverse tipologie di attori sociali, il progetto di un Evento epocale.

E poi, con una serie di articoli che, di volta in volta, sotto la spinta dell’attualità, forniscano le nostre ipotesi di risposta alle domande che abbiamo individuato.

Ovviamente, queste iniziative non sono le uniche possibili: sono quelle che ci sono venute in mente. Aperti a considerarne altre. Aperti a pubblicare risposte e proposte.

Ritengo che fare domande, fornire strumenti, lasciare spazio a proposte, impegnarsi a sintetizzarle sia molto più importante che fare proposte da parte nostra.

Però, se proprio vengo preso per la giacca... provo a fornire una risposta... nel post di domani o dopo a commento della assemblea di Confindustria.

1 commento:

  1. Un'idea su cui si deve lavorare é quella di 'sistemica quantistica', poiché é chiaro che quando si parla di togliere di mezzo aggettivi come 'logicamente'ed 'oggettivamente' ci si riferisce alla presa che questi hanno indebitamente acquisito su un modello di società e non già sul modello di scienza che lo ha reso possibile. Abbiamo effetivamente assistito, nella storia della nostra civiltà, ad una sorta di traslazione del paradigma galileiano, il quale si é imposto senza difficoltà anche sui sistemi sociali. Tuttavia, da quando la meccanica quantistica scopre l'indeterminismo dei fenomeni quantistici (atomici, molecolari e sub-particellari) la scienza comincia ad accorgersi che la visione galileiana non é assoluta e che, nemmeno nell'ambito dei fenomeni fisici, essa può bastare a spiegarne genesi e natura. Ma allora perché allargare questo modello, già parziale, alla sfera dei fenomeni sociali? E se, come dice Zanotti, i sistemi complessi (quelli non riducibili alle loro componenti) avessero, in tutte le sfere di interesse, una natura quantistica? Allora, a maggior ragione, la società umana rientrerebbe 'oggettivamente' e 'logicamente' in quest'ultimo tipo di sistemi. Il che non significa che i sistemi sociali vadano consegnati al caos, ma anzi che si sviluppino metodi che consentano di governarli in modo più efficace e rispettoso della loro natura, senza volerla alterare (cosa peraltro impossibile) costringendola all'interno un determinismo che non le appartiene. Logica, matematica, metafisica e religione, invece, occupano sfere diverse, più o meno incluse in quell'elemento che chiamiamo 'pensiero' e del quale ci serviamo, inevitabilmente, per studiare i fenomeni, di qualsiasi natura essi siano. Ecco, la dimostrazione (il teorema) di Godel, per fare un esempio, voleva essere (nelle intenzioni stesse di Godel) una dimostrazione del cosiddetto platonismo o realismo platonico per cui esiste una realtà indipendente da quella fisica in cui riposano, da sempre, le verità matematiche. Ora questa realtà é conoscibile, ma essendo la realtà di quell'elemento in cui si colloca il pensiero (e nel caso specifico si parla del pensiero logico-deduttivo in rapporto alla realtà della matematica), come é possibile che il pensiero riesca a dedurla tutta, cioé che riesca dedurre tutte le verità di cui si compone? Ecco un altro caso di indeterminismo, ma di natura ben diversa rispetto all'indeterminismo scoperto dalla meccanica quantistica...questo tipo di indeterminismo lascia spazio alla possibilità (che é ben più di una possibilità) che eista un ordine metafisico del quale il nostro pensiero partecipa senza tuttavia identificarsi. Si tratta di una visione del mondo molto antica della quale però, e non a caso, la società industriale ha inteso liberarsi. Ma forse, ed é questo l'errore, non si tratta affatto di una visione del mondo. Le dimostrazioni di Godel, almeno in ambito logico-matematico, lasciano intendere che non abbiamo più a che fare con una 'visione' tra le altre, ma con la struttura stessa del modo in cui formuliamo 'visioni'. Ecco, dunque, qual'é il cambiamento epocale che, a mio parere, dobbiamo ancora tutti metabolizzare.
    G.M

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