martedì 7 luglio 2009
Ci sta sfuggendo che ad una domanda fondamentale non stiamo dando una risposta
E’ una piccola seconda tappa verso il nostro Evento di Fondazione …
E propone una domanda fondamentale alla quale stiamo dando una risposta sbagliata.
Una domanda che certamente discuteremo nel nostro Evento di Fondazione. Una domanda che è un ologramma complessivo della crisi.
L’occasione per guidare l’attenzione su questa domanda, banale, ma fondamentale è data da un articolo apparso oggi (7 Luglio 2009) sul Sole 24 Ore, Le ricette nazionali non risanano le banche, a firma di Marco Onado.
Il titolo è: le ricette nazionali non risanano le banche. E’ un articolo lucido, che suggerisce strategie complessive e non “particolari” per risanare il sistema bancario.
Nessuna obiezione su queste strategie, una domanda, però. Supponiamo che le banche siano risanate, fortemente capitalizzate ed accettino di concentrarsi nel servizio alle famiglie ed alle imprese. Ora, perché le cose funzionino, occorre che le imprese producano valore (non solo economico, aggiungo io) per pagare stipendi adeguati (cioè garantire risorse alle famiglie), compensare il servizio delle banche e restituire i soldi che ricevono in prestito.
Ma, ecco la domanda banale, ma essenziale: come facciamo ad essere sicuri che le imprese torneranno a produrre valore?
E’ una domanda alla quale è urgente rispondere, ma alla quale stiamo dando la risposta sbagliata!
Infatti, stiamo, anche esplicitamente, ipotizzando che sarà inevitabile che le imprese torneranno a produrre valore perché, quando la finanza, causa della crisi, sarà risanata, tutto tornerà come prima. Si tornerà ad acquistare e, grazie a questo, le imprese torneranno a produrre valore.
E’ un’ipotesi che non sta in piedi! E’ una risposta sbagliata.
Basta leggere il pezzo di Giampaolo Fabris su Affari e Finanza del 6 Luglio 2009: Il paradosso dei saldi. Oggi convengono di più, ma attirano meno. E’ un ologramma della risposta giusta. Il vero problema è che i prodotti attuali sono sempre meno interessanti e se ne comprerà sempre di meno valutandoli sempre meno. Di più: i sistemi di produzione, di trasporto e distribuzione non sono più sostenibili. Questo significa che l’attuale sistema delle imprese può ristrutturarsi quando vuole, diventare competitivo quanto vuole, ma, piano piano, sta perdendo di significato. Le imprese che producono i prodotti di oggi con i sistemi produttivi di oggi dovranno essere sempre meno. Dovranno nascere nuove imprese che produrranno prodotti diversi con sistemi produttivi, di trasporto e di distribuzione altrettanto diversi.
Torniamo alle banche. Come potranno le banche risanate non tornare nei guai? Dovranno imparare a capire quali saranno le vecchie imprese che potranno continuare a vivere, accompagnare ad una onorevole chiusura le imprese che non potranno farcela. E, soprattutto, supportare la nascita di nuove imprese.
Se questa è la situazione, allora, esortare le banche a tornare ad occuparsi di imprese e famiglie rischia di essere troppo generico e, quindi, retorico. Occorre spiegare alle banche come occuparsi diversamente delle imprese. Fornire loro una nuova cultura di valutazione, di stimolo alla progettualità strategica. Questa nuova cultura ancora non esiste! Non è che esiste e vi sono i cattivi che non la vogliono usare, gli ignoranti che non la conoscono e i maestri che vanno incentivati ad insegnarla. E’ necessario un grande progetto di ricerca per svilupparla. Noi abbiamo fatto un passo in questa direzione. Ne parleremo nel nostro Evento di Fondazione.
Come si fa a creare una nuova cultura?
RispondiEliminaCome si fa a farla recepire ed adottare?
Perchè le banche o le aziende dovrebbero adottarla?
Come si fa a convincere tutti che il problema è proprio lì?