In sintesi, il consumo non corrisponde ai bisogni di beni degli individui (come recitano le teorie economiche) ma al bisogno delle aziende di produrre… Non si produce per consumare ma si consuma per produrre. Ovvero i mezzi diventano fine.
Le interdipendenze economiche e la molteplicità delle variabili, dei soggetti, e degli interessi coinvolti è tale da non permettere precise previsioni su quali saranno gli effetti economici di medio-lungo periodo di queste spinte governative.
Una domanda però è lecita. Siamo sicuri che l’aumento quantitativo dei consumi e di conseguenza della produzione e della circolazione di beni sia la soluzione da perseguire? Non potremmo invece valutare quali innovazioni nello stile di vita (essere tutti più felici, avere più tempo libero, più servizi e meno beni, una diversa distribuzione dei beni,), nei consumi e quindi nei sistemi produttivi, nella logistica, e nella divisione globale del lavoro sarebbe più opportuna? I governi europei oggi invocano una governance mondiale, che permetterebbe di implementare decisioni di questo tipo.
Certo è difficile farlo a pancia vuota….ma se la discussione iniziasse ora, che questi argomenti non assumono il tono di un dibattito radical chic, forse potrebbe essere l’inizio della fine dei problemi di lungo periodo (si aggiungano quelli ambientali, energetici…e guerre connesse)
Non è facile pensare, parlare e poi agire in questi termini, ma se non iniziamo almeno a balbettarci concretamente attorno, mai inizieremo.
Avanti dunque, che da tanti piccoli balbettii emerga una canzone migliore