In uno degli ultimi numeri di Internazionale, Loretta Napoleoni, economista italiana che vive e lavora a Londra, lancia un proclama all'azione rivoluzionaria.
Niente armi, né assalti ad avversari ma l’invito ad inventare un’altra teoria economica. E’ chiaro ormai a tutti che il modello economico attuale si basa su presupposti irreali: la presenza di risorse infinite (infinite materie prime, infiniti consumatori, infiniti spazi,ecc.).
Giusto per fare un esempio banale, qualora ce ne fosse bisogno, se ogni abitante del mondo occidentale, che mediamente possiede dieci paia di scarpe di pelle, volesse condividere con gli altri abitanti della terra questo standard, non ci sono, né ci potrebbero essere in futuro, vacche a sufficienza per confezionarle dal loro cuoio. Idem se le scarpe fossero di plastica (data la crescente scarsità di petrolio, ahinoi anch’essa limitata).
Anche se non viene detto, le ricette per superare questo paradosso sono quelle di aspettare cicliche crisi che mettano fuori gioco gli attori deboli a beneficio dei forti. La stessa Napoleoni esemplifica efficacemente questo meccanismo: “
…come risolvere il problema dell’acqua? Gli economisti classici questo problema se lo sono posto e una soluzione l’hanno trovata: chi non si potrà permettere l’acqua morirà di sete, e la popolazione mondiale si ridurrà fino al punto in cui ci sarà acqua a sufficienza per i sopravvissuti.”
E noi saremmo una società culturalmente evoluta!
Se questo è il gioco, è un gioco al massacro che prevede solo due squadre: chi devasta e chi viene devastato.
Da qui l’esigenza fortissima di ripensare non solo l’
economia ma anche il motivo per il quale parliamo solo di questa, c
hiederci perché è diventata il valore principale della nostra esistenza. I segnali sono sempre più numerosi e chiari, anche se deboli, e si impone una riflessione che conduca ad una nuova coscienza collettiva, un nuovo assetto sociale globale, per dare un futuro alle generazioni a venire realmente diverso, non segnato, come accaduto finora dall'inizio della storia dell’umanità, dalla ciclica alternanza di abbondanze e carestie.
Luciano Martinoli