mercoledì 18 giugno 2014

Cultura come conservazione e … Camere di Commercio

di
Francesco Zanotti


La prima evidenza è che la parola cultura è declinata al passato.
Occuparsi di cultura significa fare mostre e musei, conservare ed esporre le opere d’arte del passato.
Quando va bene, fare cultura significa fare gli impresari: organizzare spettacoli.
Qualche volta è declinata anche in modo conservativo, quindi triste. Ferruccio Dardanello, Presidente di Unioncamere considera la Cultura come una occasione per difendere l’Istituzione Camera di Commercio. “Se ci tagliate i fondi non potremo più finanziare mostre e spettacoli” ha dichiarato alla presentazione dell’ultimo rapporto Unioncamere e Symbola.
Ma proviamo a riflettere. E cominciamo dalla osservazione che la conoscenza scientifica è completamente esclusa dal termine Cultura. La ricerca scientifica (cioè il processo di generazione di conoscenza) ancora di più.
Proviamo, poi, a esplorare questa conoscenza scientifica: in essa sta maturando un cambiamento di paradigma. Dalla scienza classica stanno emergendo mille nuove suggestioni che costringono a superare questo paradigma che ha iniziato a svilupparsi nel Rinascimento. Fine di un'epoca, inizio di un'altra. Perché questo cambiamento non si trasformi in involuzione occorre che la ricerca scientifica non sia approfondimento di specializzazioni, ma diventi momento di superamento ed integrazione di specialismi in una nuova conoscenza dell’uomo e del mondo che, probabilmente potremo chiamare “Sistemica”. La Sistemica dovrà essere alla base di una rinascita delle scienze umane, ancora appiattite sul paradigma della scienza classica. Questa ricerca non può rimanere compito degli specialisti. Deve diventare una ricerca sociale.
Insomma, per costruire un futuro che non sia retorica definire un nuovo Rinascimento, occorre mettere tutto n Paese in stato di ricerca …
Presidente Dardanello, non è che risolverebbe il problema di ruolo delle Camere di Commercio se esse diventassero l’Attore che mette il Paese in Stato di ricerca? Quanti investimenti (investimenti, non sponsorizzazioni) riuscirebbe a raccogliere. Mi risponderà che non sa se le attuali camere di commercio potrebbero svolgere questo ruolo.
Se è così, allora abbiamo capito cosa fare: invece di chiedere aiuti dall'esterno inizi una rivoluzione culturale dall'interno.
Il funzionario che ti guarda dall'alto in basso e cerca di fare sembrare il suo alto sempre più alto perché per primo si accorge di quanto questo presunto altissimo sia, in realtà, bassissimo, può andare in pensione. Anche se giovanissimo. Non merita di essere “conservato”.


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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.