mercoledì 3 aprile 2013

Dalla 500 esistenziale alla 500 barocca


di
Francesco Zanotti


Ricordate la vecchia (la prima) 500? Non era un prodotto “utile” ad un buon prezzo: era un ologramma, una promessa di una nuova società. Acquistarla significava mettere un piede dentro questa nuova società che tutti desideravano e riuscivano a intravedere, a percepire emotivamente proprio grazie a questo tipo di prodotti. L’acquisto diventava momento di promozione esistenziale e sociale sostanziale.
Guardate alla attuale 500: un prodotto barocco. Bello esteticamente, ma racconta solo della degenerazione barocca della società che l’altra 500 aveva contribuito sostanzialmente a fare sognare e a costruire.

Il senso della crisi che stiamo vivendo è quello di un Rinascimento che è diventato barocco. “E’ del poeta il fin la meraviglia” scriveva, come tutti sanno, il Marino. La nuova 500 suscita (forse) meraviglia, ma non passione per il futuro.
Non voglio riecheggiare le critiche di Benedetto Croce al barocco. Voglio dire, sistemicamente, che l’emergere di un barocco è il segno che un Rinascimento non è riuscito a diventare altro da sé.
Oggi viviamo in una società che è stata splendida (un Rinascimento), ma che deve diventare urgentemente altro da sé. L’attuale sistema economico non è più in grado di servire la vita degli uomini e rischia di distruggere Natura ed Uomo. L’urgenza è così rilevante che non ci possiamo neppure permettere una deriva barocca della società industriale. Il cercare di farla più bella, rischia di nascondere con il belletto il suo essere diventata distruttiva.

Le imprese devono ridiventare i profeti e i costruttori di questa nuova società.
Ma non sta succedendo. Anzi ci siamo dimenticati che è successo. Il lettore provi a riflettere sulle strategie che stiamo immaginando, anche se non riusciamo a realizzare.
Vogliamo che le imprese diventino più competitive. E con questo non arriviamo neanche al barocco. Non immaginiamo neanche che le imprese attuali possano generare, se non un altro Rinascimento, almeno un barocco leccese, anche se come ho detto, non ce lo potremmo permettere.
Ci accontentiamo che funzionino meglio. Anche quando usiamo della parola “innovazione”, stiamo immaginando una innovazione che faccia aumentare le prestazioni del sistema industriale ed economico della società industriale. Come a dire: l’innovazione finalizzata alla conservazione.

Come possono le imprese diventare profeti e costruttori di una nuova società?
Immaginando prodotti e servizi (anche servizi) che abbiano lo stesso impatto emozionale e sociale che ha avuto la vecchia 500.
Devono riavviare processi di progettazione strategica, esplicita, sociale, intensa e non burocratica (come appare dai Progetti Strategici che pubblicano) della loro identità profonda che arrivi a esplicitare di che nuova società intendono essere ologrammi, profezie.
Questo “dovere” è soprattutto in capo alle imprese che oggi meno credono alla possibilità di una innovazione profonda come banche ed utilities.
Il futuro lo si leggerà dai Progetti Strategici delle grandi imprese. Oggi da quegli stessi progetti Strategici si legge solo voglia di conservazione.
Rischiamo di fare la fine di quelli che non sanno costruire (neanche, aggiungo io) meraviglia. “Chi non sa (neanche, aggiungo io) far stupir, vada alla striglia”, conclude il Marino.

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Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.