mercoledì 8 febbraio 2012

Parliamo un po’ di scienza: l’equivoco del Disegno Intelligente

di
Francesco Zanotti

Ho comprato l’ultimo numero di MicroMega dedicato all’avventura dell’Homo Sapiens.
L’articolo di fondo è quello di Telmo Pievani. Titolo: “Siamo il frutto del caso”. Sottotitolo: “il non–senso dell’evoluzione umana è un dato scientifico accertato”.
La netta impressione è che l’obiettivo del numero non sia scientifico, ma ideologico. In questo senso sbaglia completamente il bersaglio.
Mi spiego. Già nel titolo è implicito, ma nel testo dell’articolo di Pievani è esplicito: il nemico è il cosiddetto “Disegno Intelligente”. Cioè la convinzione che la natura (e, quindi, l’esistenza dell’uomo) sia frutto di un Disegno Intelligente. Ovviamente questa idea del Disegno Intelligente viene smontata nel numero di MicroMega in modo del tutto convincente. Il problema, quello che mi fa dire che il numero è inquinato dalla ideologia, è che da questa riuscita opera di smontamento, si conclude che se non esiste Disegno intelligente, non esiste Dio ed ogni sentimento religioso è da bandire per sempre.
Io sono, ovviamente, d’accordo che non esiste alcun disegno intelligente precostituito. Ma questo non c’entra nulla con l’esistenza di Dio. I credenti sono felicissimi di apprendere che anche la scienza ha confermato quello che ogni sensibilità religiosa conosce da sempre. Cioè che Dio non può essere ridotto ad un Ingegnere sia pure Intelligentissimo che ha costruito una gigantesca macchina dove noi siamo ingranaggi senza libertà. Costretti a girare come quell’Ingegnere ha programmato. I credenti accostano a Dio la passione dell’amore, lo vedono camminare in mezzo a loro, sanno che sono costruttori liberi della Storia.
E’ la scienza classica che ha suggerito la perversa idea che Dio potesse essere un Disegnatore Intelligente.
Il pensiero di Laplace portava a pensare al Disegno Intelligente. La fisica classica è l’apoteosi della ricerca di una razionalità assoluta. Il programma Hilbertiano di formalizzazione della matematica, il riduzionismo genetico o neuronale, la ricerca di una Teoria del Tutto, l’illusione di una intelligenza artificiale forte, sono tutte strade che cercano il Disegno Intelligente Supremo.
Ma la scienza classica è oramai considerata uno strumento ingegneristico da usare, anche diffusamente, ma che non ha nulla da dire né sulla natura del mondo, né tanto meno su Dio.
Oggi stiamo costruendo una nuova scienza che ha scoperto l’impossibilità di un Disegno Intelligente con tutte le maiuscole. Nella stessa meccanica classica si sono scoperti sistemi il cui futuro non può essere deterministicamente determinato. Poi, è arrivata la fisica quantistica, la teoria della Relatività generale (che io non considero una teoria classica), i teoremi di Godel. Tutte queste scoperte hanno negato la possibilità di un Disegno Intelligente. E sono scoperte che, detto per inciso, sono alla base della vita di tutti i giorni. Tutti i dispositivi a stato solido (dai computer ai telefonini) sono dispositivi non classici, ma quantistici. Il GPS riesce ad essere così preciso perchè tiene conto degli effetti relativistici.
Poi sono arrivate anche tutte le scoperte, importanti, indiscutibili, che vengono raccontate nel numero di MicroMega curato da Pievani …
Non posso che gioire di una scienza che ha scoperto al suo interno l’insensatezza dei Disegni Intelligenti. Benvenuta scienza tra noi a cui il disegno intelligente sta insopportabilmente stretto. Benvenuti tra noi che sappiano, da sempre, di non avere un senso pre costituito. Benvenuta tra noi che sentiamo l’impegno a costruire un senso alla Natura ed alla Storia in piena libertà.
Poi, se in questo cammino di libertà e di costruzione qualcuno di noi parla con un Dio che sostiene i nostri passi, col Dio che ha accompagnato Abramo fuori dalla terra di Ur, con qualche altro Dio, che male c’è?
Perché questa amicizia profonda dà così fastidio?

2 commenti:

  1. Ricevo dal. Prof Minati e pubblico, ringraziandolo.


    Sono un po' in disaccordo quando dici: "E’ la scienza classica che ha suggerito la perversa idea che Dio potesse essere un Disegnatore Intelligente.".

    Nella scienza classica, come in tutte le altre attività umane, si è applicata la visione elementare -ontologica- che tutto debba avere un autore esplicito, riconosibile, responsabile.

    Commovente antica eccezione è il verso dal libro della Gènesi 2, 18-24 '... Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l’uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome'. Dio li porta all'uomo per vedere come li avrebbe chiamati, non lo sa in anticipo: usa la sua onnipotenza per creare autonomia. Ricorda la necessità di un oracolo per la macchina di Turing. Salto logico, di cardinalità ...

    Questa visione che tutto ha un autore si è 'materializzata' quindi nelle religioni, arte, scienza, ecc. La visione classica della scienza non ne è che un capitolo. E forse neppure l'ultimo ...

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  2. Parto dalla tua ultima domanda. Oggi l'amicizia profonda con il Dio della tradizione è malvista perchè sfugge all'adorazione del nuovo e più potente Dio, quello della Tecnica, a cui si genuflette ogni razionalità di derivazione scientista. Si tratta sempre e solo di un conflitto egemonico: l'uomo, come sottolinea con profondità Minati, deve sempre cercare di possedere le cose, cominciando biblicamente con il dargli un nome. Personalmente sono disinteressato a queste dispute teistiche, ritenendo che dentro ogni singolo uomo ci sia molta più materia da esplorare. Se proprio devo prendere una posizione, la penso come Proudhon:"Non so se esiste Dio, ma se esiste sono umanamente contro"

    Alessandro Aleotti
    direttore@milania.it

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.