venerdì 10 febbraio 2012

Finalmente … anche se si può essere più audaci

di
Francesco Zanotti

Leggo stamattina un competente e drammatico articolo del Prof. Pierpaolo Benigno sul Sole 24 Ore.
Esso rivela “mix di politiche economiche inutili, gli slogan e i modelli sbagliati”. Cito un solo esempio, invitando i lettori di questo blog a leggere tutto l’articolo.
Il Prof. Benigno dice, sostanzialmente, che la convinzione che le liberalizzazioni generino sviluppo è dovuta al fatto che ad una riduzione del prezzo di un bene o servizio (a questo puntano le liberalizzazioni) corrisponde un aumento della domanda. Ma, aggiunge, che questa non è una legge “assoluta”, sempre valida, ma dipende dal contesto (egli dice: occorrerebbe guardare ai diversi agenti e settori). Guardando ad agenti e settori scopre che molte delle liberalizzazione potranno fare diminuire i prezzi, ma non aumentare la domanda. E cita ad esempio i farmacisti. Prudentemente, poi, non arriva a dire: tutte le misure prese non possono generare sviluppo. Allora aggiungo io questa affermazione.
Anche perché condivido la conclusione amara del suo pezzo ...
che riporto: “Con il mix corrente di politiche di domanda ed offerta, solo una tenuta migliore dell’economia mondiale può fare sperare in una recessione meno profonda”. Con un linguaggio meno prudente, perché non è il tempo della prudenza e cercando di ragionare sopra le parole del professore: eviteremo la recessione se si apriranno nuovi mercati per poter continuare a vendere i prodotti che sappiamo fare oggi. Cioè le politiche attuali di domanda ed offerta causano certamente sacrifici e, quasi altrettanto certamente, non genereranno sviluppo. Ancora il Professore: “… ci salverà uno stimolo di domanda keynesiano …proveniente dall’esterno”.

Complimenti al professore, ma voglio provare a fare qualche altro passo avanti.
Il primo, più banale, è una critica al PIL, cioè al parametro che misura la crescita, ma non dai punti di vista consueti.
Il PIL riguarda il fatturato, ma oggi interessa il margine e soprattutto la cassa. Sono questi i parametri che dovrebbero misurare la crescita. E' l’aumento dei margini e dei flussi di cassa prodotti che costituiscono vera crescita. Prendo un esempio estremo per chiarire il mio pensiero. I cento miliardi di prodotti e servizi venduti alla pubblica amministrazione sono entrati nel PIL e nel fatturato delle imprese. Ma non sono stati pagati. Che senso ha considerare segno di crescita la vendita di servizi che non si sa come e quando verranno pagati? Le imprese hanno contribuito al PIL, ma rischiano di fallire perché non riescono a trasformare la loro fetta di PIL in moneta. Viceversa. Immaginate che un supermercato permetta ai suoi clienti di pagare quando e come vogliono, anche mai.  Certo le sue vendite subirebbero un balzo in avanti incredibile. Ma subito dopo queste vendite clamorose li farebbero fallire …
Gli altri passi che voglio fare sono più importanti.
Il primo è: occorre ripensare ai fondamenti dell’economia e al problema della ricerca in campo economico. Io credo che l’economia abbia ancora come modello di riferimento la fisica classica. E, credo, ne faccia un uso anche banale, come dimostra l’esempio della “legge” che diminuendo il prezzo aumenta la domanda. Credo che l’economia dovrebbe usare un altro modello del conoscere di riferimento. Mi riferisco alla sistemica, ma non nella sua versione tradizionale, ma nella nuova versione “quantistica”. Allora è urgente finanziare ricerche sui sistemi economici, che costano anche poco. Ed è urgente che questa ricerca non sia limitata agli specialisti, ma sia “sociale”.
Il secondo è una domanda retorica: ma che senso ha parlare di un Governo tecnico quando non esiste la “tecnica”? Che senso ha affidarsi ad economisti, come esperti dei sistemi economici, quando occorre rifare da capo l’economia?

2 commenti:

  1. Questa crisi finanziaria che dagli Stati Uniti si é diffusa a livello Globale, minacciando quel gigante dai puedi di argilla che è l'Europa incompita contro i cui paesi economicamente e politicamente più deboli in particolare si accanisce, da quali cause è stata generata e quali forze ha posto in movimento? Se è una crisi sistemica come propendo a credere, anche le ricette debbono essere di sistema. Non si tratta di far ripartire il meccanismo, dopo che questo avrà provocato l'impoverimento degli uni ed il corispondente arricchimento degli altri ma di modificare il meccanismo. Prendiamo in esame il sistema monetario internazionale. Quali misuratori di valori, le divise che presidiano gli scambi internazionali, a quale valore unitario, sia pure solo convenzionale fanno riferimento?

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  2. Ricevo e pubblico con piacere il commento del professor Pierpaolo Benigno, ringraziandolo:
    Il nesso fra identificazione di un governo come tecnico e l'evolversi della scienza economica è molto interessante. Non si avranno mai modelli economici soddisfacenti e in grado di automatizzare le decisioni di politica economica. Il compito della scienza economica rimane quello di offrire un'ampia gamma di modelli economici anche contradditori fra di loro. Spetta alla politica la scelta. Quindi un governo non potrà mai dirsi tecnico in quanto nell'agire di politica economica dovrà scegliere un modello economico piuttosto che un'altro.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.