di
Francesco Zanotti
Il Governo ce la sta mettendo tutta, ma è ovvio che non basta la buona volontà. Ma loro hanno anche la conoscenza, dopo tutto sono tecnici ...
Ecco, è proprio questo che non è vero! Meglio: hanno una conoscenza che andava bene il secolo scorso, ma non in questo. Tre soli esempi.
Il primo. Sono convinti che esistano le leggi dell’economia che hanno lo stesso valore ineluttabile delle leggi naturali. Non è vero! Queste cosiddette leggi sono solo un insieme disordinato di modelli (qualche volta matematicamente complessi, quindi non socialmente trasparenti) che valgono per una società industriale stabile per cercare di mantenerne la stabilità. Noi dobbiamo costruire una nuova società, non cercare di far funzionare la società industriale.
Il secondo. Sono convinti che, vista la loro superiore competenza tecnica, le forze sociali devono accettare i loro verdetti. Non sanno che gli attori sociali (non sono forze della natura: sono attori capaci di progettualità e di raccogliere consenso) non possono rinunciare ad un ruolo progettuale attivo. Non possono accettare di essere solo consultati. Allora, occorre subire i riti della concertazione? No, ovviamente. Come ho scritto nel post precedente, la soluzione è quella di avviare una nuova stagione di progettualità sociale per gestire la quale, però, servono competenze adatte che i tecnici che oggi sono al Governo non hanno in alcun modo.
Il terzo. Mancano del tutto di conoscenze di strategia d’impresa. Intendo quelle conoscenze che permettono alle imprese di rendersi conto delle trappole competitive in cui sono cadute e progettare una via di uscita. Se avessero queste conoscenze, potrebbero arrivare al nodo dei problemi: dobbiamo dotare le imprese di queste conoscenze. Come pensare si possa uscire dalla crisi se le imprese non recuperano la loro capacità di produrre valore? E come fanno se non sanno misurare quanto è invecchiato quello che fanno. E non sanno progettare qualcosa d’altro? Pensiamo davvero che liberalizzare permetta a queste imprese di recuperare la loro capacità di produrre valore? Quando si presentano sui mercati credete che possano dire “Devi comprare i miei prodotti anche se non ti interessano più, sono di qualità mediocre e, proprio per queste ragioni, costano troppo”?
Se il problema è la mancanza di conoscenze che porta a immaginare pericoli inesistenti e manovre assurde, allora possiamo ripartire da noi, dal basso! Come? La risposta è semplice. Fornendo a tutti gli imprenditori, di qualunque settore e qualunque dimensione, quelle conoscenze di valutazione e progettualità strategica che non hanno.
Di tutti i settori: quello finanziario in testa. Le banche per prime non dispongono di conoscenze di valutazione e progettualità strategica. Lo dimostra come sono fatti i loro “piani industriali”. Se prendete le conoscenze strategiche più consolidate e tradizionali, esse suggeriscono contenuti e processi di redazione di Piani industriali. Bene, se esaminate quelli delle banche, vedrete che sono scritti senza tener conto di queste conoscenze.
Poi, toccherà alle banche diffondere queste conoscenze presso le imprese. Sono le banche che hanno l’interesse più diretto al rilancio del sistema delle imprese ed alla nascita di nuove imprese che non siano solo giocattoli tecnologici che muoiono quando finisce il capitale.
Da ultimo, occorre immaginare una nuova generazione di grandi progetti fondati sulla conoscenza e che nascano dal basso. Noi ne stiamo avviando due. Il primo è l’Expo della Conoscenza. E il secondo è un Salone Internazionale itinerante, il Salone Internazionale del Cibo e dei sapori del Mediterraneo. Sono disponibili i documenti che li descrivono in questo blog. Ne parleremo nei prossimi post.
Ciao Laura ...quello che scrivi è convincente:
RispondiElimina- loro non hanno le conoscenze nuove per una società nuova
- mancano le giuste strategie di impresa
Quindi la domanda è:
quali sono le giuste conoscenze e le strategie che servono? e come faccio a distribuirle a tutti i soggetti a cui occorrono?
Cominciamo dalla parola "strategie". Non intendevo parlare di strategie che servono alle imprese. Ma di quel patrimonio di conoscenze e metodologie che servono per valutare il posizionamento strategico, i business plan, per produrre e valutare business plan etc. Sono conoscenze e metodologie delle quali, soprattutto le istituzioni finanziarie, non sanno praticamente nulla.
RispondiEliminaQuindi, la parola chiave è conoscenze. Dove si procurano? Innanzitutto serve una nuova visione del mondo (si veda il post di oggi)che ci porti fuori dalle secche della visione classica (ispirata dalla fisica classica)e ci guidi verso una visione "quantistica" del mondo. Poi occorre ricavare da questa nuova visione del mondo una comprensione dei processi autonomi di sviluppo dei sistemi umani (dalle persone, alle imprese, alle istituzioni)ed una nuova metodologie di Governo di questi processi autonomi di sviluppo. Purtroppo (o per fortuna?)tutte queste conoscenze non sono ancora compiutamente disponibili. Allora l'altra parola chiave è "Ricerca". Ma non la ricerca tecnologica degli specialisti e degli istituti di ricerca.Una nuova ricerca sui sistemi umani che deve vedere impegnato ognuno. Noi abbiamo iniziato a raccogliere la conoscenza disponibile ed immaginare un processo di ricerca sociale che si "scatena" intorno ad un Evento: l'Expo della conoscenza. Si possono avere informazioni su tutto questo scaricando da questo blog il Manifesto dell'Associazione per l'Expo della Conoscenza e il libro "Expo della conoscenza per fare emergere una nuova società".
Grazie
FZ