lunedì 16 gennaio 2012

L’insensatezza epistemologica del Rating (sul passato)



di
Francesco Zanotti

Può sembrare strano, ma per capire l’insensatezza dei rating attuali bastano due banali considerazioni epistemologiche. Detto diversamente: è una profonda ignoranza epistemologica che sta creando i guai che stiamo subendo …
Vediamo nei dettagli …
A cosa serve il rating di un debito sovrano (o di una impresa: non cambia nulla)? Serve a prevedere se il soggetto che si indebita riuscirà ad onorare i suoi debiti ad una scadenza futura. Si tratta, insomma, di una previsione sul futuro.
Bene, per fare una previsione sul futuro, occorre disporre di una teoria che leghi alcune variabili che descrivono il presente alla capacità futura di onorare il debito. Esiste tale teoria? Ovviamente no! Ed allora di cosa stiamo parlando?
Che diavolo di “algoritmo” si usa per dichiarare che l’Italia ha la sua capacità di restituire il debito? Si usa sapienza ed esperienza? Ovviamente no, perché sono numerosi e clamorosi i fallimenti delle capacità previsionali delle agenzie di rating! Ma anche se si riuscisse davvero ad usare sapienza ed esperienza, scopriremmo che neanche quelle funzionano in ambienti a veloce e rilevante cambiamento.
Ripeto: ed allora?
Allora occorre cambiare paradigma. Per valutare la capacità di restituzione di un debitore è necessario dare un’occhiata al suo Progetto di Sviluppo. Al progetto di Sviluppo di un Sistema Paese, al progetto di Sviluppo di una banca, di una impresa. E’ necessario un Rating sulla qualità dei progetti di futuro.
Noi stiamo sviluppando un sistema di valutazione dei business plan (che sono quelli che dovrebbero contenere i progetti di futuro delle imprese. I Sistemi Paese si sentono esentati dal presentare progetti di futuro). Lo stiamo applicando alle banche che stanno chiedendo aumenti di capitale, che emettono prestiti obbligazionari. Il risultato è deludente. O, forse, drammatico. Dopo i primi sondaggi informali la risposta è: ma il business plan pubblico viene redatto pro forma. E’ un documento dovuto che nessuno legge mai. E questa risposta è più che deludente: è drammatica.

4 commenti:

  1. Nessun rating può essere imparziale, questo è il principio base da cui ci si deve muovere, così come le quotazioni di borsa non riflettono la reale redditività di un’impresa ancorché valutata in senso prospettico.
    E, ancora, nessuna valutazione è per definizione sicura ancorchè basata su serie storiche anche molto lunghe.
    La storiella del tacchino e del fattore può anche far sorridere ma deve anche far riflettere:
    Basandosi su una serie storica di osservazione lunga tutta la vita e caratterizzata solo da elementi positivi, il tacchino è portato a credere che la mano che per tutta la vita gli ha dato da mangiare non potrebbe mai fargli del male. Sappiamo che ciò non è vero e che il tacchino verrà ucciso e cucinato dal fattore atempo debito. Così i cicli economici nell’arco di un secolo possono sembrare ripetitivi e quindi prevedibili. Ma il tempo di osservazione (un secolo) è sufficiente?
    Siamo caratterizzati da un’economia che considera ricco un Paese che continua ad aumentare il proprio PIL. Nessun valore viene dato al tempo libero, all’assistenza sanitaria e psicologica, alla felicità in genere. Così si cerca soltanto di aumentare il PIL allungando i tempi di apertura degli esercizi commerciali e degli uffici.
    Mi sono sempre chiesto, riguardo ad un tema molto serio come l’eutanasia: una persona sola con una malattia terminale che desidera solo morire, potrebbe pensarla diversamente se avesse la possibilità di essere circondata da persone che l’assistono sia fisicamente che moralmente ed avesse tutto il supporto necessario della comunità in cui vive?
    Siamo abituati ad esaminare solo un dettaglio del quadro senza riuscire più a vedere l’insieme della vita.

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  2. non mi pare molto smart, è abbastastanza superficiale e semplicistico

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  3. http://www.selpress.com/confapi/immagini/110112A/2012011131712.pdf

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  4. Accidenti ... :-) Come faccio a commentare un giudizio non esplicitato di superficialità e semplicismo ... Se non mi si dice cosa è superficiale e cosa è semplicistico come faccio a provare ad approfondire? ...

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.