lunedì 4 aprile 2011

Geronzi e Zapatero:tocca a noi buttarci all'aria...

di
Francesco Zanotti



Geronzi e Zapatero sono due mondi completamente diversi.
Il primo, superati i settant’anni da quel dì, combatte strenuamente per mantenere un potere che è il suo idolo da una vita. Non dubito che lo faccia con una grande afflato etico: è certamente convinto di essere l’unico capace di governare i piani alti della finanza.
Zapatero, poco più che cinquantenne, decide che di gestire il potere ne ha abbastanza e sceglie di non ricandidarsi.
Quale dei due mondi scegliere?


Ricordiamo, come fa Alberoni sul Corriere di oggi, la storia della caduta dell’impero romano. Roma: una economia in declino, un esercito sempre più costoso per puntellare una società stanca, senza coraggio e senza visione. Nel confronto con Roma ha vinto la vitalità, brutale, ma intensa dei barbari. La strenua difesa che Roma ha fatto del suo impero, ne ha reso sempre più paradossale l’ultima sopravvivenza e rovinosa la caduta. La leggenda narra di Romolo Augustolo che aveva come incombenza somma a Ravenna l’allevamento delle galline.

Oggi, la nostra società sta mostrando tutta la sua decadenza in mille modi. Forse, il principale è quello di farsi guidare da una classe dirigente desiderosa di mantenere il potere su questa società, invece di promuovere l’avvento di una nuova società.

Ci attende un futuro simile a quello dell’impero romano distrutto dalla vitalità dei barbari? Beh, quelli che bussano alle nostre porte non sono barbari, ma parte di una intera ed interconnessa ecologia di civiltà che hanno costruito da sempre il futuro insieme a noi. Negli ultimi secoli, abbiamo rotto questa ecologia e costruito unilateralmente la società industriale. Abbiamo, poi, cercato di esportarla, generando l’illusione che questa sia la società ideale, ma creando dovunque un progresso squilibrato a nostro favore. Oggi, la società che abbiamo costruito sta dimostrando la sua obsolescenza, perché non è più feconda: sta mortificando l’uomo e la natura. Contemporaneamente essa viene aggredita da tutti coloro che vivono nelle aree che abbiamo devastato con modelli di sviluppo innaturali per loro (ma ora anche per noi): vogliono venire da noi perché lo squilibrio che abbiamo generato è diventato insostenibile e perchè sono convinti che è solo da noi che si possono davvero raccogliere i benefici della società industriale. Arrivano ed arriveranno con tutta la loro rabbia e giovanile energia.

Noi che facciamo? Ci difendiamo. E lo facciamo perché comanda ancora la generazione dei Geronzi che non è interessata a costruire una nuova società, ma solo a governare quella attuale.

Io ho una età a metà strada tra Geronzi e Zapatero. Mi piace di più lo stile di vita di Zapatero. Ma dobbiamo andare oltre. Se non vogliamo che i nostri figli subiscano una caduta rovinosa della società industriale, dobbiamo buttarci all’aria. Dobbiamo buttare all’aria i nostri valori e le nostre conoscenze. Dobbiamo rinunciare alla difesa dei nostri privilegi, spaventati da una vecchia che cerchia di puntellare con sicurezze economiche invece che con amore. Dobbiamo rimettere in moto la nostra energie progettuale. La nostra eredità dovrà essere una nuova conoscenza ed una nuova modalità di governo del presente e di costruzione del futuro. L’Expo della Conoscenza è progetto per fare tutto questo.
Ma vi immaginate un Geronzi che smette di “leticare” per il comando delle Generali e si occupa dell’Expo della Conoscenza?

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.