venerdì 24 dicembre 2010

La Riforma dell’Università, l’accordo FIAT ed un impegno


Ieri (23 dicembre 2010) è stata approvata la Riforma dell’Università ed è stato siglato l’accordo per Mirafiori (con esclusione della FIOM). Purtroppo nessuno collega i due fatti. Una buona parte degli italiani li considera risultati importanti. L’altra parte è pronta a combatterli. Ovviamente, dopo la tregua del panettone che garantirà il giusto riposo sia ai siglatori ed approvatori sia ad oppositori.
Io credo, invece, che i due documenti (la riforma e l’accordo) abbiano radice nella stessa cultura, oramai superata. Una cultura che genera ideologie povere che si contrappongono. Una cultura che genera, quindi, conflitti, invece che progressi, una cultura che dobbiamo superare il prima possibile.

Qualche flash …

venerdì 17 dicembre 2010

La rissa in diretta e la conoscenza allo sbando …

Ieri sera (16 Dicembre 2010) durante “Anno zero” si è assistito a vere sceneggiate da piazza di un Ministro della Repubblica (La Russa) e del Capo del secondo partito di opposizione (Di Pietro). Urla e strepiti, liti con insulti personali …
Contemporaneamente, alcuni giovani stavano sostenendo le stesse tesi che hanno portato, anni fa, a costruire un decennio di drammatica violenza politica: “A noi la riforma Gelimini non va bene perché uccide la scuola pubblica. Abbiamo provato a farci ascoltare, ma non ci siamo riusciti. Allora siamo scesi in piazza, costretti ad urlare così forte da riuscire a soverchiare l’assordante silenzio che viene dalle istituzioni.”.

martedì 14 dicembre 2010

Stasera su Lombardia Channel 666 digitale terrestre: qualche spruzzo di trasgressione!


Che accade? Sono stato invitato ad un talk show su Lombardia Channel.
Gli argomenti, sono, nella prima mezz'ora, i fatti del giorno. Poi si parla di "Milano e il denaro". Cioè di economia.
Proverò a sostenere qualcuna delle tesi che sono state presentate in questo blog.
Per illustrarle, partirò dall'articolo di fondo di Guido Gentili sul Sole 24 Ore di oggi, 14 dicembre 2010, che sembra sostenere tesi esattamente opposte a quelle che mi sono care.
Parto dalla sua tesi iniziale...sulla quale, invece, sono d'accordo: la battaglia parlamentare che si conclude oggi...non si concluderà affatto. Ma sembra destinata a risuonare in eterno. Sono d'accordo sulla previsione, ma mi sembra manchi completamente l'indicazione dell'origine di questo fenomeno. Essa consiste nella chiusura auto referenziale della classe politica...meglio:di tutte le classi dirigenti...che risuonano in accoppiamento strutturale con la società della quale dovrebbero guidare lo sviluppo. "Accoppiamento strutturale" significa che, a causa di questa autoreferenzialità, le classi dirigenti non possono capire i messaggi in arrivo dalla Società e, quindi, rispondono con messaggi in uscita che la Società non può che giudicare insensati perchè sono sostanzialmente messaggi di conservazione. I messaggi, insensati, di conservazione sono: il valore della stabilità economica e politica, le riforme istituzionali, lo shock generato da Marchionne, il valore della competititvità.
E mi sembra manchi una proposta per superare l'autoreferenzialità: le classi dirigenti dovrebbero aggiungere alla loro cultura attuale le conoscenze, già oggi disponibili di sistemica, che porterebbe loro a comprendere cosa significa "accoppiamento strutturale" e ad avviare processi di progettualità sociale e non decisionali.
Sono d'accordo sulla tesi iniziale, ma non sulle altre. Che sono proprio quelle che ho definito (absit inuria verbis): messaggi insensati. Dettaglio brevemente, rimandando il lettore ai post dove ho già trattato questi temi.
La stabilità può essere un valore solo per le classi dirigenti stesse che, solo grazie alla stabilità, possono continuare a fare le classi dirigenti.
Le riforme istituzionali, innanzitutto, non si riesce a farle. Quindi, anche se fossero una soluzione, non potrebbero sviluppare i loro effetti in tempi utili. E, poi, per fortuna, non si riescono a fare perchè non possono funzionare. La prima ragione, di ordine generale, è che nessuno è in grado di conoscere quali saranno i comportamenti reali che certe riforme faranno emergere. Comportamenti degli Attori economici, sociali, politici, istituzionali etc. La seconda ragione di ordine specifico è che queste riforme tendono a semplificare ed ad aumentare il controllo delle classi dirigenti. E ciò, in una società complessa, aumenta l'autoreferenzialità delle classi dirigenti e, quindi, i guai generati dal loro rapporto di accoppiamento strutturale con la Società.
Marchionne sta facendo del suo meglio, ma usa una conoscenza organizzativa completamente superata che lo porta a lavorare solo sull'organizzazione formale, ignorando completamente le dinamiche di sviluppo e le potenzialità di governo dell'organizzazione spontanea di una impresa. Questo lo porta ad un inevitabile confliggere. Mentre potrebbe, usando conoscenze organizzative più avanzate, veramente rivoluzionare relazioni sindacali, efficacia ed efficienza aziendale.

mercoledì 8 dicembre 2010

Pomodori alla Prima della Scala o stille di una nuova società?

Quando un modello sociale sta perdendo di significato, è difficile che vi siano proteste pretestuose, ingiustificate. Ogni persona, ogni gruppo che vive in una società che si sta spegnendo sperimenta un disagio profondo. Non solo, ma le stesse persone e gli stessi gruppi vedono soluzioni locali al loro disagio che, sistematicamente, non vengono messe in atto. Di fronte a disagio  misto ad una ottusità apparentemente senza senso, che altro fare, oltre che protestare?
Proteste giustificate, quindi. Ma non efficaci. Occorre tenere conto della coperta troppo corta e del tema dell’autoreferenzialità. Sono “issues” che non si risolvono con le proteste … La coperta troppo corta impedisce che si trovino risorse per realizzare le pur evidenti soluzioni locali. L’autoreferenzialità delle classi dirigenti impedisce loro l’ascolto …

Che fare allora? Una cosa molto più complessa che protestare … E’ necessario tentare un grande processo di progettualità sociale che costruisca una nuova visione condivisa di una nuova società.

Per esempio, io  credo che un contributo sarebbe stato quello di distribuire, fuori dalla Scala, un opuscoletto che poteva avere come titolo qualcosa di molto simile al titolo di questo post: “Stille della società che proponiamo”. Poi sarebbe stato carino che questo opuscoletto contenesse anche il processo attraverso il quale si realizzano le stelle desiderate di una nuova società. Ma non chiediamo troppo…


Stille di una nuova società … perché questa espressione non rimanga uno slogan, ho provato a scrivere alcune prime stille di una nuova società. Spero che qualcuno mi aiuti a renderle più splendenti …

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.