venerdì 17 dicembre 2010

La rissa in diretta e la conoscenza allo sbando …

Ieri sera (16 Dicembre 2010) durante “Anno zero” si è assistito a vere sceneggiate da piazza di un Ministro della Repubblica (La Russa) e del Capo del secondo partito di opposizione (Di Pietro). Urla e strepiti, liti con insulti personali …
Contemporaneamente, alcuni giovani stavano sostenendo le stesse tesi che hanno portato, anni fa, a costruire un decennio di drammatica violenza politica: “A noi la riforma Gelimini non va bene perché uccide la scuola pubblica. Abbiamo provato a farci ascoltare, ma non ci siamo riusciti. Allora siamo scesi in piazza, costretti ad urlare così forte da riuscire a soverchiare l’assordante silenzio che viene dalle istituzioni.”.

Di Pietro e la Russa, oltre che a leticare, hanno provato ad argomentare (intercalando l’argomentare con gli insulti). Ma le argomentazioni di Di Pietro sono state simili a quelle della sinistra degli anni ’70 che parlava di “Compagni che sbagliano”, di essere “Né con lo Stato né con le BR”. E le argomentazioni di La Russa hanno riproposto le ottuse chiusure della destra di quegli anni.

Stamattina, facendo colazione al bar, ho sentito alla radio un commentatore di cui non ho riconosciuto la voce, dire con tono enfatico banalità e riproporre false alternative. La ovvia osservazione che occorre mettere in galera chi ha fatto disastri e non qualcuno ad ogni costo.  La riproposizione dell’alternativa tra Stato e Mercato, dichiarandosi a favore di quest ultimo: ruolo dei privati, meritocrazia. E, ovviamente, opponendosi ai giovani che hanno parlato di “Scuola Pubblica”.

Credo davvero che siamo alla sbando più totale. Non solo non riusciamo a fare proposte, ma siamo scomposti, banali, ripetitivi anche nei dibattiti e nei conflitti.

Provo a proporre una via alternativa. Ragazzi e ragazze, uomini e donne, istituzioni lasciate stare il vecchio dibattito tra scuola pubblica e privata, tra Stato e Mercato che ci portiamo dietro da decenni. Non c’entrano. Il problema della Scuola e della Ricerca è lo stato dell’arte della conoscenza. Sta cambiando la visione del mondo e la visione della scienza ed abbiamo una scuola ed una ricerca (siano esse pubbliche o private) che riposano sulla vecchia concezione del mondo della società industriale. Dobbiamo portare a termine il cambiamento di questa visione. Essa ci porterà ad immaginare una nuova società e, al suo interno, una nuova visione della scuola e della ricerca. La scuola e la ricerca che non devono rimanere due momenti separati (la scuola che insegna, la ricerca, fatta da pochi eletti,  che amplia le conoscenze da insegnare, tutti gli altri che applicano le conoscenze apprese). Questa nuova visione della scuola e della ricerca renderà inutili le diatribe tra pubblico e privati, sforzi di managerializzazione come la meritocrazia e tutti i dibattiti che infiammano oggi piazze e cuori. Allora, ragazzi e ragazze, uomini e donne, istituzioni iniziamo un grande sforzo di riflessione sulla visione del mondo che sta cambiando … Meglio: partecipiamo a costruire la nuova visione del mondo e della scienza prossima ventura. Ci scopriremo un popolo in cammino che guarda al fratello come ad un compagno di viaggio per il cosmo, per la vita. E arriveremo davvero ad una nuova società.
Se continuiamo ad insultarci e a rompere vetrine …

Lunedì pubblicherò un nuovo post su questo tema, presentando un vero e proprio progetto di ricerca e chiedendo pubblicamente uno sforzo per portarlo avanti.

Nessun commento:

Posta un commento

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.