mercoledì 19 maggio 2010

Un movimento per costruire l'Expo 2015

“Sedetevi sulla sponda del fiume ed attendete che passi il cadavere del vostro nemico”. Poi, magari, scopriamo che il “nemico” è nostro gemello siamese e ci ritroviamo cadaveri insieme a lui a galleggiare trasportati da un’onda di cui non siamo neanche più consapevoli.

Troppo tragico? Forse no …
La vicenda dell’Expo somiglia molto a questa forse un po’ macabra storiella.

Esiste un Progetto che, ad oggi, è certamente più definito nella sua parte “fisica”: infrastrutture, immobili, e che, quindi, ha bisogno di essere completato, arricchito di progetti, contenuti, proposte che diano un’anima alle strutture fisiche.
Più precisamente, è necessario che si avvii un processo di creazione sociale dell’Expo che ne faccia uno snodo fondamentale per costruire un nuovo sviluppo.
Più in dettaglio, in questi anni che precedono l’Expo, è necessario sviluppare un cammino progettuale che definisca le caratteristiche del nuovo sviluppo desiderabile e costruibile. L’Evento dell’Expo sarà il momento di racconto di questo sviluppo desiderabile e possibile attraverso una sinfonia di mille voci.
Questo racconto potrà, poi, risuonare, dopo l’Expo, in tutte le strade del mondo.

Invece di avviare un processo di creazione sociale dell’Expo che dia un’anima capace di costruire sviluppo a infrastrutture ed edifici, si accusa l’Expo di essere solo mura ed infrastrutture.
E’ una situazione surreale… L’Expo chiede progetti, contenuti e proposte per non essere solo mura, strade e metropolitane. Chi dovrebbe fornire proposte, progetti, contenuti non li sviluppa, ma critica il fatto che non ci siano…

Si attende, davvero, che passino (in realtà si fa qualcosa di più…) i cadaveri di coloro (politici e tecnici) che guidano oggi l’Expo, ma si scoprirà che passeranno i cadaveri di tutti noi che siamo stati capaci di usare solo l’arma della critica e non abbiamo avuto il coraggio, la capacità di usare l’arma della proposta.

Poiché le storielle “horror” (e tanto meno il fatto che possano trasformarsi in realtà) non mi piacciono, allora propongo di avviare una stagione di proposte da portare ai responsabili dell’Expo. Una stagione che parta autonomamente dal basso e che costruisca proposte davvero alte e forti. Cominciamo noi con una proposta: l’Expo della conoscenza. Questa nostra proposta è descritta addirittura in un libro: un Expo della conoscenza per fare emergere una nuova società.
Abbiamo avviato un processo di presentazione di questa nostra proposta. Abbiamo bisogno della collaborazione di tutti coloro che troveranno intrigante la nostra proposta. Ci rendiamo disponibili a raccogliere ed a diffondere altre proposte. Il punto di dibattito, raccolta, racconto sarà il nostro Blog: balbettanti poietici

In sintesi, vogliamo provare a fare emergere un Movimento che abbandoni la strada, un po’masochista della protesta, e cammini decisamente lungo i sentieri, apparentemente più faticosi, ma certamente più fecondi, della proposta.

1 commento:

  1. Credo che la chiave per costruire insieme un nuovo futuro sia proprio la proposta costruttiva e condivisa. Non serve a nulla lamentarsi e criticare, dobbiamo prenderci carico delle nostre responsabilità nei confronti della società e del futuro.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.