venerdì 14 maggio 2010

L’Expo 2015: giudicare o costruire?


“ … I vertici politici ed amministrativi della città stanno abbarbicati all’unica idea dell’Expo 2015 come dei naufraghi a una ciambella di salvataggio, peraltro un po’consunta e appesantita” si legge nell’incipit del Manifesto per Milano, firmato da Giangiacomo Schiavi, Fulvio Scaparro e Marco Vitale e pubblicato sul Corriere della Sera giovedì’ 13 maggio 2010. Il giudizio.

L’Expo “non sarà realizzato da una società per azioni, ma da una comunità” dice Lucio Stanca, Amministratore Delegato della Società Expo 2015.
La società Expo “può svolgere una funzione di valorizzazione di idee, iniziative e progetti della società” scrive Alberto Mina, Direttore Sviluppo del tema e Relazioni istituzionali della stessa Società, sul Sole 24 ore.
“L’Expo - traduco, riassumo e completo liberamente- si sta trasformandosi da uno strumento educativo statico, “venuto da cielo in terra a miracol mostrare (miracoli tecnologici)” direbbe il Nostro. Ma è un veicolo informazionale ed educazionale, una piattaforma multidisciplinare e “iperdisciplinare” che si costituisce come ambiente di “creazione sociale di conoscenza e di una nuova società” (il testo virgolettato è mio), scrive Adriano Gasperi, Segretario generale del Comitato Scientifico della Società Expo 2015. Stanca, Mina e Gasperi: il richiamo alla nostra responsabilità nel costruire.

Io sto dalla parte della responsabilità del costruire.

E provo a raccontare, anche se in estrema sintesi, il contributo che possiamo dare alla realizzazione dell’Expo perché non sia un affare immobiliare, ma sia un Evento, della durata di cinque anni, che catalizzi la costruzione di una nuova società.

Primo contributo, di tipo scientifico. Si tratta della scoperta che l’attuale società è figlia di una specifica visione della scienza e del conoscere: quella di Galileo. Ora, la società industriale ha costituito certo una tappa fondamentale nello sviluppo della civiltà umana, ma ha esaurito il suo compito. Non è più in grado di generare ulteriore sviluppo. E’ necessario, allora, costruire una nuova società. Ma come fare? Il primo passo è quello di sostituire alla visione della scienza e del conoscere di Galileo una nuova visione della scienza e del conoscere che, peraltro, sta nascendo in tutte le scienze. Un primo passo epistemologico, dunque.

Il secondo contributo è la proposta di un Evento. Non c’è ancora stata una occasione in cui tutti coloro che in tutte le “discipline” stanno costruendo una nuova visione della scienza e del conoscere si siano trovati insieme a confrontare e fecondare i loro contributi, avendo come contesto di riferimento la creazione di una nuova società. E’ il momento di creare questa occasione, questo Evento. Il modello è quello delle Macy Conferences. Questo Evento deve, però, essere un Convegno scientifico, ma il primo momento della nascita di un movimento internazionale che si assume l’onere di attivare il processo di creazione sociale di una nuova conoscenza ed una nuova società.

Il terzo contributo è di metodo. Tutti intuiscono la esigenza di partecipazione. Ma questa esigenza rimane spesso non soddisfatta. Anzi, troppi tentativi di “far partecipare” finiscono in sterili dibattiti, quando non in conflitti. Oppure cadono nel vuoto. Io credo sia necessario un nuovo metodo per stimolare e far vivere il contributo di tutti alla creazione di una nuova società. Noi lo abbiamo chiamato “Sorgente Aperta”.

Ultimo contributo, che nasce da uno dei principi di Sorgente Aperta (la vastità e la profondità dello sguardo): non dimentichiamo che l’Expo non è per Milano, ma per il mondo. Riuscirà ad essere anche per Milano se e solo se Milano (la sua comunità, il suo popolo) riuscirà a immaginare “Progetti Mondo”.

Ma mettiamo insieme la responsabilità e il giudizio …
Se si legge il decalogo per Milano stilato da Schiavi, Scaparro e Vitale, si nota che l’Expo potrebbe essere davvero la piattaforma (per riprendere la metafora di Gasperi) attraverso la quale questo decalogo diventi una nuova società. Lo diventerà se davvero tutti, onestamente ed appassionatamente, senza ansie auto rappresentative e derive autoreferenziali, resisteremo alla deriva del giudizio ed indosseremo la casacca della proposta. E’ anche più divertente è gratificante.

2 commenti:

  1. I movimenti nelle società complesse sono profeti senza incanto. Sono un segno, messaggio di ciò che sta nascendo. Sono profeti del Presente, non hanno la forza degli apparati, ma la forza della parola. Annunciano il mutamento possibile, non per un futuro troppo lontano ma per il presente della nostra vita. Parlano una lingua che sembra solo loro, ma dicono qualcosa che li trascende e in questo modo parlano per tutti. nascono invisibili, agli occhi di chi - spesso in Alte faccende affaccendato - li scopre dopo, già maturi, anche se più volte gli hanno teso la mano. Sono visibili fin da subito in quanto significativi per chi vi è immerso, invischiato, innamorato o, poi successivamente, incantato. La loro forza non è nei numeri, ma nella profondità dei contenuti, nella stupidità dell'intenzione, nella stoletezza dell'azione, che abbraccia campi fuori dagli schemi, e permette protagonismi e progettualità dal respiro profondo.

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  2. Con intelligenza e tecnologia siamo arrivati sulla luna, stiamo esplorando l'infinitamente piccolo, abbiamo riempito il mondo di utilissimi oggetti, prodotti, servizi, possibilità, abbiamo potuto desiderare la fine della fame nel mondo, la cura di tante malattie, e così via......ed ora in questi anni ci è sempre più chiaro che abbiamo qualche "problemuccio" con la natura, le risorse, l'ambiente, e dall'altro che...dobbiamo ripensare tante cose. e davvero allora non si capisce perchè ancora non ci diamo una sveglia, distogliamo lo sguardo dai processi in corso e pensiamo a nuove strade. l'inerzia ci trascina lungo una linea retta sempre più impervia. disoccupazione cresce,te guerre, paura, disagi, problemi psicologici e famigliari, sono temi comune nell'occidente evoluto...allora davvero un expo che sia il simbolo là davanti del cambiamento, da Milano, un nuovo rinascimento culturale per l'Italia, è la più bella idea che abbia mai sentito. mi sono unito volentieri a voi, e trovo che l'inizio è appassionante, il libro è ben fatto. sono certo che le parole si diffonderanno presto, e tanti amici si uniranno ad un fiume costruttivo e propositivo, per fare la cosa che ci differenzia dal resto del creato. pensare, discutere, progettare insieme un mondo migliore. la prima volta nella storia, avverrà qui in Europa, il primo continente così fosse da unire le monete e non gli stati, ancora una volta da qui partirà una nuova società. è un dovere etico che abbiamo nei confronti di noi stessi, le nostre famiglie, i figli e anche di tutti quelli che condividono con noi questo cammino.
    Una eredità da costruire coi giovani e con gli anziani. abbiamo risorse economiche, tecnologiche e culturali mai viste prima. saremo in grado di usarle per il meglio. con consapevolezza. stiamo vivendo un primo caso nella storia, certo ci fa strano. ma è così. è la prima volta nella nostra storia quella dell'umanità, in cui si presentano queste condizioni. Milano...pensaci, non perdere tempo...l'occasione di fare il bene, di farlo fare a tutti, in un rinnovato processo di costruzione, emotivamente positivo, che ti scrolli di dosso la grigia fuliggine che è scesa su di te....ho visto i commenti al forum del corriere...rabbia, disincanto..ecco è dalla nostra testa che dobbiamo partire, da nessun altro posto, dalla testa e dal cuore..intelligenza emozione..questo ci darà il percorso dell'expo della conoscenza, insieme a tanti risultati, prodotti, poemi, pagine, e amori.

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.