martedì 9 marzo 2010

lettera ad un amico sacerdote


Ho continuato a riverberare nella mente la frase che hai pronunciato relativamente al "popolo in cammino"

Effettivamente, ci siamo poco concentrati sugli aspetti relazionali e spirituali del legame tra le persone, orientati ai progetti, alle strategie. E forse si, lì la chiave di tutto, oltre che nella situazione personale legata all'età. lo vedo in tanti 40/50 enni un po' confusi in merito alla direzione della loro vita e di questo Paese, oltre che, forse, del mondo in generale, domande profonde si accavallano. E troppe risposte vengono, incerte, date in solitudine. Non più i partiti, le chiese, i sindacati, ed, ormai, anche la TV delude tutti.




Allora, per ripartire, per costruire una buona nuova comunità umana, che sappia affrontare, unita, gli anni a venire e le novità: un sistema economico che deve cambiare per dare senso alle imprese, trovare un ordine sociale adeguato tra generazioni, tipi di lavori, definire i rapporti tra italiani e stranieri di tante origini, identificare nuovi tempi di vita, rapporti tra uomo e donna, modi del convivere, del'abitare, modalità di libertà equilibrata a verità e giustizia...e l'elenco potrebbe continuare, più a lungo di un programma di governo …

Di fatto, quello che molti hanno percepito, ovvero che il "mondo sta cambiando" , non è una frase retorica, né un "adagio", ma un "crescendo"

Allora, non posso che pensare che ci sia da cominciare dalle origini, dal profondo, dal bisogno di risposte di senso... Non è forse vero che tanti cercano ad Oriente, tanti ritornano sulle strade abbandonate e altri si perdono in troppe vie?

Allora, potremmo proporre dei dibattiti tra persone di diverse religioni, pacati, saggi, tranquilli, sui modi della nostra convivenza e, magari, fare sì che, insieme ad un cattolico, un ebreo, un musulmano, un buddista ci sia anche uno scienziato, magari ateo magari no, ma che porti le conoscenze della scienza al pubblico.

Un pubblico che non potrà solo essere spettatore di queste conversazioni, ma che si iscriverà, in forma sobria, ad una comunità, che continuerà ad alimentarsi di riflessioni condivise (ovvero fatte insieme dal vivo e a distanza) ma insieme, dove piano piano emergano le domande, emergano le idee.

E così, dopo alcuni "dialoghi", qualche esperienza di convivenza ed ospitalità tra territori, religioni, età etc....ospitalità nel senso di passare un pomeriggio, due/tre giorni insieme, di andare a scuola insieme, di inventarsi una attività, uno sport....

E poi, via ancora più in grande, tra contadini ed impiegati... Qualche giorno in campagna, letture ed approfondimenti sulla natura...O in fabbrica, o in una agenzia di pubblicità, negli uffici di una finanziaria…per raccontarsi l’uno agli altri.

Condivisione del senso, ospitalità, tempo insieme, una comunità diffusa su alcune decine di km che impara a conoscersi....e poi a riconoscersi, ogni giorno, in metro, sull'autobus, nei mercati...superando le spersonalizzazioni... Potrà, poi, immaginare un futuro per la città tutta, in quanto ciascuno conoscerà anche le altre parti, non solo la propria.

Sulla base di questa profondità, trasversarle per età, religione, sesso, professione, ragionare su quale società vogliamo costruire, come vogliamo che sia la società, come farla diventar più bella, e questo popolo in ricerca ed in cammino, si sentirà attore e protagonista...e sempre più forte ed autonomo rispetto a chi ha lanciato le prime idee....

Così mi permetto, sapendo che è una proposta impegnativa....


Aleph III

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...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.