lunedì 5 ottobre 2009

Tragedie ed autoreferenzialità


Quando accade una tragedia vi sono delle costanti. Era prevedibile. Era una previsione fatta e nota: tutti sapevano. E’ stata una previsione disattesa: nessuno ha fatto nulla.

A questo stato di cose disastroso, vi sono due modalità di reazione civile.

La prima è: dalli al politico, scemo o corrotto. La tragedia diventa un’occasione per rinfocolare la battaglia politica. Sembra quasi che la tragedia sia vissuta come un’opportunità per sferrare la stangata decisiva all’avversario ...
Qualche volta la stangata ha effetto e si cambiano i politici. Ma anche quelli nuovi ricadono negli errori precedenti …
Allora si scatena il mito della società civile: tutti i politici sono scemi e corrotti. Sostituiamoli con la società civile ... E così quando i membri della società civile diventano politica, iniziano a comportarsi come i vecchi politici.
Non se ne esce! Allora?

Allora occorre guardare da un’altra parte. La seconda interpretazione. Porta ad immaginare una soluzione. Ma …

Usiamo la metafora del sistema auto referenziale.
Cosa è un sistema autoreferenziale? E’ un sistema i cui componenti hanno come riferimento fondamentale loro stessi. E hanno come obiettivo quello di occupare il massimo spazio possibile all’interno del sistema. Allora, gli stimoli esterni (ad esempio le previsioni sulle tragedie) sono considerati occasioni per ridiscutere gli equilibri interni. Si giudicano questi stimoli in base alla loro potenzialità di ridiscussione degli equilibri esistenti. I festini di Berlusconi hanno maggiore potenzialità di ridiscutere gli equilibri del sistema politico di previsioni di tragedie che, come tutte le previsioni, possono anche non accadere.
Un sistema democratico di tipo rappresentativo genera necessariamente un sistema politico autoreferenziale. Cioè chiunque sia eletto, si comporterà auto referenzialmente. Ripeto: considerando gli eventi della società come occasione di ridiscussione degli equilibri interni.

Il momento delle elezioni “apre” il sistema che considera, questa volta, la società come riferimento fondamentale. Ma l’apertura dura giusto il tempo delle lezioni. Poi, tutto torna come prima. Quello che accade all’interno del sistema politico è molto più interessante di quello che accade fuori. Quando accade fuori è guardato solo e soltanto se si pensa possa aiutare a sconfiggere l’avversario.

Allora la soluzione è banale: occorre aprire nel continuo e nel contingente il sistema politico.
Come fare? E qui viene il difficile. Perché la soluzione è radicale. Cambia la logica del fare politica …
Ma, a questo punto, interrompo il discorso. Troppo difficile da raccontare. Troppo difficile da ascoltare. Non complicato, anzi molto semplice. Ma non ci sono le condizioni dell’ascolto. Troppo intrigante è sbrigarsela con invettive contro i politici scemi o corrotti. Scarica la coscienza e l’ansia. Ma certo non risolve il problema. Pubblicherò una prima proposta su come si possono evitare i danni dell’autoreferenzialità solo e soltanto se questo primo articolo scatenerà un dibattito. Altrimenti: alla prossima tragedia.
Francesco Zanotti

1 commento:

  1. Uhm, quì si va incontro all'elefante che si voleva ignorare. Cambio di rotta? Leggittimo, ma allora gli spazi informali? Il lavoro negli intersizi del reale che cambieranno il sistema politico perchè lo costringeranno a a sentirsi obsoleto?
    Tutto finito?
    O forse è il caso aspettare la prossima puntata per saperne di più?

    RispondiElimina

...continua

Ce ne stiamo accorgendo a colpi di crisi ricorrentesi in ogni dimensione dell'umano. E' evidente che dovunque guardiamo c'è qualcosa che, gravemente, non va: lo sviluppo economico, la povertà, il rapporto con la natura, la soddisfazione sul lavoro e le profonde esigenze di realizzare una vita degna... E allora vogliamo smetterla di denunciare il passato? Sta diventando stucchevole cercare l'ennesimo cantuccio della stanza della società industriale e scoprire ancora una volta l'accumularsi di una polvere. E' il momento di lasciar riposare per un po' la denuncia e la protesta anche perché, se siamo onesti, dobbiamo chiederci: ma noi dove eravamo in questi anni?

Vivevamo su Marte e improvvisamente siamo tornati sulla terra ed abbiamo scoperto che quegli inetti di terrestri, dopo la nostra denuncia, non aveva fatto nulla. E tocca ancora a noi risvegliare le coscienze? Certo che no! Noi abbiamo vissuto immersi in questa società. Sono anche le nostre azioni che hanno mantenuta chiusa la stanza. Lasciando accumulare e incancrenire polvere. Viene quasi da dire: l’accumularsi e l’incancrenirsi ci fa comodo perché la nostra unica competenza era il contestare. Visto che sul costruire abbiamo dato tutti pessima prova.
E non si dica che qualche potere forte, da qualche parte ha impedito che le nostre folgoranti idee liberassero la stanza dalla polvere dell’ingiustizia, del privilegio … Quelli che sembrano poteri forti lo sono solo di fronte alla nostra incapacità di costruire alternative.
Cara e vecchia società di tutti noi, dunque. Che ci ha permesso di superare secolari infelicità … Certo non tutte, certo non a tutti, certo non ugualmente, ma molto.
Cara e vecchia società dalla quale ora dobbiamo allontanarci con un pizzico di nostalgia. Portandoci dentro lo zaino che accompagna ogni viaggio tutto quello che di buono ha prodotto.
E con il passo che diventa sempre più baldanzoso a mano a mano che diventa chiaro il luogo, la nuova società verso la quale siamo diretti ..
Ma verso quale luogo vogliamo dirigerci? Quale nuova società vogliamo costruire?
Noi certo non lo sappiamo! Sappiamo solo come fare a costruirla!

Allora la nostra proposta è strana. Non abbiamo soluzioni, linee politiche, idee originali. Ma un metodo con il quale generarle.
Primo passo di questo metodo: cambiamo i linguaggi. Secondo usiamo questi nuovi linguaggi per progettare insieme .. Accidenti, mi rendo conto che mi sto avventurando in un sentiero accidentato …
Allora provo con una storiella. Pensiamo di indossare occhiali verdi e di dover dipingere una parete di un nuovo colore: il verde ci ha seccati. Ai nostri piedi abbiamo una vasta gamma di barattoli di vernice. Ma tutti i colori ci sembrano gradazioni del verde. E, così, piano piano ci sembra inutile ridipingere una stanza di un nuovo colore che potrà essere solo una gradazione di verde. Accidenti ai poteri forti che ci costringono a dipingere sempre e solo di verde …
Ma poi arriva qualcuno che ci convince che un certo barattolo contiene il rosso. Ma apparirà rosso solo quando lo stendiamo sulla parete … Così, spinti da nuova fiducia e dalla voglia di avere nuova fiducia, cominciamo a dipingere. Ma, anche dopo averlo steso sulla parete, quel colore continua ad essere l’ennesima gradazione del verde. Allora la nostra collera e massima: certo solo un grande complotto di qualche potentato molto potente ci può costringere a naufragare in un mare di verde …
Maledetti poteri forti .. .
Così attiviamo un Gruppo antiverde. Che, innanzitutto, continua ossessivamente a dimostrare che tutto è di quel verde che, oramai invece di speranza, sta a segnalare schifezza. E poi cerca di buttare via tutti i barattoli …
Cosa significa partire dai linguaggi e dal metodo per usarli?
Significa togliersi gli occhiali verdi. E riuscire così a scoprire che tutti i barattoli sono effettivamente di mille colori. Riuscendo a vedere mille colori rinasce davvero la speranza di poter dipingere diversamente la stanza. Ma non possiamo stare senza occhiali ed ogni tipo di occhiale, anche il più sofisticato, altera i colori … Anche il rosso più sfavillante sarà, poi, sempre, ideologicamente, rosso … Ed allora che fare? Impariamo a cambiare occhiali quando vogliamo vedere cose diverse. Ma, poi, come dipingiamo quella stanza? Inevitabilmente tutti insieme con occhiali diversi. Perché ognuno può portare un solo tipo di occhiali per volta. E per fare della stanza un capolavoro, sono necessari tutti i colori. Quando il dipinto a mille mani sarà finito potremmo vedere un miracolo che piacerà a tutti e che tutti potranno vederlo in modo sempre diverso. Basterà indossare gli occhiali degli altri e se ne scoprirà un bellezza diversa.
Allora il nostro programma è molto semplice. Apparirà forse banale e ininfluente: diffonderemo nuovi linguaggi ed attiveremo gruppi progettuali che li useranno per progettare i mille aspetti di una nuova società.
I linguaggi sono i modelli e le metafore che nell'ultimo secolo, provenendo sostanzialmente dalle scienze della natura, si sono aggiunti a quelli tipici della società industriale.
Il metodo con il quale li useremo sarà Sorgente Aperta …
Ma perché “balbettanti”? Perché nel progettare un nuovo mondo ci rendiamo conto che il primo esprimersi non sarà che un balbettio. E, perché “poietici”? Perché il balbettio dovrà essere fecondo. Si trasformerà certamente in storie che cominceranno ad essere vissute.
Allora anche questo manifesto è un balbettio poietico? Certamente. Speriamo di doverlo riscrivere al più presto meno balbettante e più fecondo.